AREA STAMPA

Dipartimento Comunicazione

Tel./Phone:
(+39) 3456712454

Fax:
(+39) 06 54070448

e-mail:
areastampa@usb.it

Roma, via dell'Aeroporto 129

Argomento:

SCIOPERO METROPOLITANO: ROMA DICE NO AL BILANCIO LACRIME E SANGUE, NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELLE AZIENDE PUBBLICHE

IN TANTI IN PIAZZA PER LO SCIOPERO INDETTO DA USB

Roma -

Roma dice no al bilancio lacrime e sangue, alla holding Roma Capitale ed alle privatizzazioni delle aziende pubbliche della Giunta Alemanno. Tanti lavoratori e cittadini, scesi in piazza oggi pomeriggio nella capitale per lo sciopero dell’intera giornata indetto dall’Unione Sindacale di Base, lo hanno affermato con forza e chiarezza.

 

ROMA NON È UNA DISCARICA. LIBERIAMOLA DAI RIFIUTI, recitava lo striscione delle educatrici e maestre del Comune di Roma, che armate di scopa hanno sfilato in corteo accanto ai tranvieri e agli operatori ecologici, con i lavoratori del Teatro dell’Opera e gli operatori sociali; i dipendenti del Comune e della Farmacap; i comitati di lotta degli appalti Atac ed i movimenti per il diritto all’abitare; i Blocchi Precari Metropolitani ed i sostenitori del referendum per l’acqua pubblica e contro il nucleare. Tutti uniti nella rete Roma Bene Comune, con l’obiettivo di ribaltare le politiche ed il modo di gestire il patrimonio di tutti nella città.

 

Come già avvenuto in occasione della grande manifestazione regionale del Lazio e della vertenza aperta a novembre scorso, che ha portato la Giunta Polverini ad aprire tavoli di confronto con USB ed i movimenti, questa straordinaria giornata di lotta e mobilitazione dimostra come, anche nella capitale e nella provincia, non sia più possibile pensare di evitare l’interlocuzione con i movimenti sociali e con il mondo del lavoro organizzato da USB.

Questa iniziativa romana esprime inoltre un forte segnale di come, anche a livello nazionale, sia possibile ricomporre sul terreno del conflitto il blocco sociale che ha deciso di non pagare la crisi e superare il deserto di rassegnazione creato dall’assenza della politica e dall’abdicazione del sindacalismo concertativo.