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Liberiamo la Ricerca Pubblica dalla precarietà: USB non si accontenta di 1200 assunzioni

Nazionale -

Una delibera del CDA del 30/7 descrive l’avvio di un processo di stabilizzazione per 1.200 dipendenti CNR, tra ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi. Fra noi lavoratori, sono coloro che hanno in essere un contratto a tempo determinato con il CNR da più di 3 anni. Sono i “Comma1”, come siamo soliti definire una fetta del precariato storico, dalla legge Madia in poi.
Eppure la platea degli aventi diritto secondo i criteri Madia è di circa 2.700 persone, cifra che include gli “atipici” (assegnisti, titolari di CoCoCo) con anzianità superiore ai 3 anni, i “Comma2” sempre nel post-Madia.
Complessivamente poi, sono ben 4.500 i lavoratori precari del CNR, con forme di contratto a tempo determinato o flessibile di varia natura.

Per il momento, le risorse stanziate dalla legge di Stabilità 2018 coprono soltanto 1.200 unità di personale. Possiamo forse essere contenti e pienamente soddisfatti?
Certamente no, se vogliamo guardare il mondo del precariato CNR nel suo complesso, e pur congratulandoci (al momento della firma!) con quanti di noi saranno assunti entro il 2018.
Nel periodo in cui era in approvazione la legge di bilancio 2018, abbiamo continuamente assistito ad un gioco al ribasso da parte dei sindacati confederali che metteva in discussione la richiesta di fondi per TUTTI i precari. Forse oggi avremmo altri numeri se non ci fosse stato quel gioco.

Ad oggi la stabilizzazione riguarda 1.200 dipendenti.
E’ un primo passo, ma dobbiamo impostarne subito di nuovi!

Non cantiamo vittoria con 1.200 assunti, e sarebbero stati anche meno se USB non avesse fatto pressione in Funzione Pubblica nell’incontro del 22 febbraio scorso.  L’incontro ha portato al CNR un aumento del fondo ordinario. USB, smentendo le delibere del CdA e le informazioni inviate a Funzione Pubblica ha portato dati veri e accurati facendo sì che fossero stanziati per il CNR oltre il 50% dei fondi previsti per gli EPR nel DPCM.

Adesso circa 1.500 “atipici”, come assegni di ricerca e co.co.co. dovranno sostenere i concorsi a loro riservati, e ad oggi sembra che ci sia spazio solo per 300 di essi all’interno dell’Ente. E’ più che mai opportuno che tali concorsi offrano ad essi una netta possibilità di conseguire l’idoneità. Anche se non saranno fra i primi 300 “Comma 2” assunti infatti, con l’ottenimento dell’idoneità potranno scorrere nel triennio 2018 - 2020. E perché ciò si realizzi occorrono nuove risorse!

Noi lotteremo affinché nuovi fondi vengano stanziati per l’assunzione di tutti gli atipici nell’Ente.

Al momento i criteri concorsuali annunciati dal CNR prevedono sbarramenti attraverso soglie minime di punteggi da conseguire rispetto ai titoli e al colloquio, impongono restrizioni nella presentazione di una sola domanda per area strategica, non valorizzano l’anzianità (10 punti su 90). Se confermati, questi vincoli rischiano di essere motivo di esclusione per molti, e tutto ciò in evidente contraddizione con lo spirito del decreto Madia che punta a superare e risolvere il problema del precariato.
Oltre ciò, resta in sospeso poi il destino di chi ha maturato i requisiti all’Università, o attraverso borse di studio, o è stato assunto con chiamata diretta, o non era in servizio alla data di pubblicazione del decreto.

Questo sarà ancora un altro pezzo da costruire nel nostro percorso.

Vogliamo ribadire con forza la giustezza della nostra richiesta di aumento del Fondo Ordinario del CNR di altri 140 mln.
Continueremo il nostro percorso di quasi due anni di lotta, fatto di assemblee, presidi, flash mob e manifestazioni di piazza, atti di protesta come quelli al MIUR che ci ha visto ‘incatenati’, culminato nella occupazione della sede del CNR di Pisa sostenuta da USB, e poi delle altre sedi in Italia, attraverso faticose interlocuzioni politiche e contributi alla stesura di emendamenti alla Legge di stabilità.
Vogliamo continuare a contrastare i baroni, che sostengono la falsa retorica del merito perché portare fondi alla ricerca non può essere considerata una politica premiale. Solo nuove procedure assunzionali eque e trasparenti renderanno davvero giustizia al merito, senza replicarne quelle insane dinamiche che hanno condotto alla situazione attuale.

Non bastano 1.200 assunzioni. Non ci fermeremo, per noi e per le nuove leve!

Abbiamo un chiaro percorso davanti a noi per il quale lottare, un percorso che guarda al Superamento del Precariato nel nostro Ente ma contemporaneamente anche alla Promozione di nuove azioni collettive!

Vogliamo batterci perché ci sia:
Piena programmazione e sostegno finanziario al Piano Triennale 2018 – 2020, di assorbimento di tutte le 4500 unità di personale precario attualmente impiegato, a diverso titolo, presso il CNR, secondo quanto la normativa Madia consente, e nell’arco temporale che essa stessa prevede.

Estensione delle misure previste per il superamento del precariato negli EPR anche ai titolari di Assegni di Ricerca svolti presso le Università̀, qualora in possesso dei requisiti previsti.

Regolamentazione dello strumento dell’Assegno di Ricerca al fine di contrastarne l’abuso: limitare l’iniziativa di bandire nuovi Assegni di Ricerca fino al 2020, ovvero finché non si è proceduto al completo riassorbimento del personale precario attualmente in servizio, e promuovere la formazione post-lauream non oltre i 3 anni, programmando forme di reclutamento del personale sotto forma unicamente di lavoro dipendente.

Garanzia di procedure di reclutamento del personale degli EPR improntate a trasparenza dei criteri di selezione, parità di trattamento dei candidati, equità di condizioni professionali, garanzia di uniformità di carriere e salari a livello europeo.

La nostra lotta per il superamento del precariato è pertanto, per noi, la condizione iniziale perché si attui nel nostro Paese una Ricerca pubblica libera e responsabile, che miri alla valorizzazione dei suoi ricercatori e garantisca ad essi percorsi professionali chiari e tutelati!

Non ci accontentiamo di 1.200 assunzioni e non ci fermeremo!


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