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L'Ispettorato Nazionale del Lavoro ha inaugurato la vigilanza etnica. Ministro Di Maio, prima i caporali italiani?

Nazionale -

Ci aveva già provato il ministro Poletti ma adesso il suo successore Di Maio sembra andare ancora più lontano. Quello che hanno fatto i vertici dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, l’agenzia che a nome e per conto del Ministero del Lavoro è demandata a effettuare i controlli sul rispetto delle leggi in materia, estende a tutto il territorio nazionale quello che il precedente governo aveva tentato nel solo territorio di Prato.


A partire da luglio, su disposizione della Direzione generale dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro su tutto il territorio nazionale è stata disposta la vigilanza su base etnica. Nonostante il primo comma dell’articolo 3 di quella che, per il momento, resta la Costituzione di questo paese, reciti: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, gli Ispettorati Territoriali ed Interregionali, per il momento sino al 31 ottobre p.v., ma con possibilità di proroga, devono programmare la loro attività discriminando le aziende su base etnica.


Un’azienda agricola, ma anche un fruttivendolo o un autolavaggio nelle mani, poniamo, di egiziani, “godranno” delle attenzioni “particolari” che non saranno riservate ai loro colleghi e concorrenti che hanno avuto la ventura di nascere con sangue patrio nelle vene.


Del resto se un ferimento, uno stupro o un omicidio stradale meritano più attenzione e risalto se a commetterli si presume sia stato uno straniero, perché la cosa non dovrebbe essere la stessa se il problema è di lavoro nero, evasione contributiva o sfruttamento?

Come si permettono questi caporali immigrati di togliere il lavoro ai caporali italiani?

Naturalmente questa discriminazione su base etnica è anche illegale e come USB non mancheremo di denunciarla in ogni sede e ci premuniremo di portarla a conoscenza dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani e del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, ma la stolida acquiescenza di qualche burocrate troppo zelante nei confronti del vento che tira, non può rimanere senza risposta.


La “banalità del male” è affare con cui devono e dovranno fare i conti i direttori centrali, i capi interregionali, i capi territoriali e ogni singolo ispettore che si presti a questa ignobile operazione xenofoba e razzista.



Unione Sindacale di Base