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I 30 euro lordi di FederDistribuzione: la nuova mancetta dei padroni

Nazionale -

FederDistribuzione annuncia sulle colonne de Il Sole 24 Ore che in attesa di arrivare alla firma di un contratto di lavoro, procederà all’erogazione unilaterale di aumenti per 30 euro lordi mensili a partire dal mese di luglio e ha anticipato inoltre l’uscita dagli attuali enti bilaterali territoriali del commercio dal mese di settembre 2017. “L’uscita dagli attuali enti bilaterali – scrive il presidente Giovanni Cobolli Gigli – pone le basi per la creazione, nel prossimo Ccnl, di una nuova bilateralità che possa fornire migliori servizi e strumenti di sostegno al reddito e assistenza sanitaria. Vogliamo anche oggi ribadire la nostra ferma volontà di arrivare alla sottoscrizione di un contratto che contenga soluzioni equilibrate per lavoratori e imprese”.

L’Associazione delle catene commerciali (non aderisce a Confcommercio) già lo scorso anno aveva annunciato, sempre dalle colonne di quel giornale, di aver invitato le aziende associate a riconoscere ai propri collaboratori, a decorrere dal mese di maggio 2016, un aumento lordo mensile di 15 euro (parametrato al IV livello), a titolo di anticipo sugli aumenti salariali che saranno previsti dalla contrattazione nazionale collettiva della DMO.
 
Insomma, dal giornale di Confindustria l’associazione datoriale irride i sindacati di categoria ammessi alle trattative, incapaci di rinnovare un contratto scaduto da quasi 4 anni, e umilia i lavoratori con una irricevibile mancetta che basta appena a coprire la spesa di un paio di caffè al giorno per una settimana al mese.
 
Eccoli i risultati degli scioperi senza prospettiva di Cgil, Cisl e Uil. D’altronde le richieste padronali sono ormai note da anni, durante i quali i lavoratori sono stati informati poco e male e i sindacati hanno rilanciato con una debolissima piattaforma, tutta improntata a garantire la massima produttività alle multinazionali del commercio.
 
Ma quello che è veramente in ballo per le confederazioni sindacali che ambiscono a firmare il contratto, è la bilateralità (finanziata in parte dalle aziende ed in parte con un prelievo coatto nelle buste paga dei lavoratori).
 
FederDistribuzione fa la voce grossa e vuole utilizzare la leva del Jobs Act per rivedere gli inquadramenti professionali, pretende il potere di derogare a tutte le norme del futuro contratto anche in assenza di accordo tra le parti a livello aziendale, vuole modificare al ribasso le norme contrattuali sul mercato del lavoro, l’orario di lavoro e la bilateralità. In sostanza vuole mano libera per finire l’opera di smantellamento dei pochi diritti rimasti ai lavoratori del settore.
 
Le donne e gli uomini del commercio sono allo stremo e non si accontentano della mancetta dei padroni o delle farse dei sindacati trattanti, troppo attenti alla sopravvivenza dei propri apparati. Noi dell’USB abbiamo la nostra piattaforma, costruita assieme ai lavoratori, e su quella programmeremo le lotte dei prossimi mesi.


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