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I braccianti di San Ferdinando dicono no alla prigionia in una nuova tendopoli

Nazionale -

Stiamo vivendo sulla nostra pelle l'ennesimo progetto di tendopoli a San Ferdinando come soluzione tampone di fronte a un bisogno abitativo sempre più pressante e urgente. L’imminente sgombero dell'attuale tendopoli, struttura non degna per un essere umano, serve soltanto a far posto a un'altra tendopoli. Come se le nostre vite fossero destinate per natura a soluzioni del genere.

Vogliamo ricordare che se le arance e gli agrumi vengono raccolti, in queste campagne della Piana di Gioia Tauro, è grazie al nostro sudore e alla nostra fatica di braccianti. E come compenso ci ritroviamo a vivere come bestie, senza il rispetto né l'applicazione dei diritti salariali sindacali, previdenziali e di sicurezza sul lavoro.

Anziché individuare soluzioni strutturali, come vitto e alloggio a carico delle aziende e dei datori di lavoro, la Prefettura di Reggio Calabria insieme alla Regione Calabria hanno sottoscritto un protocollo in data 19 febbraio 2016 dando il via alla costruzione dell'ennesima tendopoli. Un protocollo sottoscritto da varie associazioni senza il coinvolgimento dei diretti interessati, cioè i braccianti. Le responsabilità di quanto stiamo vivendo vanno individuate in quel protocollo.

Vogliamo denunciare questo progetto che riconduce la nostra vita e i nostri bisogni a mere questioni emergenziali e d'ordine pubblico. Sarà che siamo migranti, però ciò non vuol dire che siamo inferiori agli altri in termini di dignità e diritti.

Adesso non intendiamo farci intimidire né strumentalizzare da parte di nessuno. Abbiamo imparato sulla nostra pelle che ci tocca prendere d'ora in poi il nostro destino in mano, per questo abbiamo avviato il processo di sindacalizzazione organizzandoci e lottando per i diritti negati e contro le imposizioni dall'alto.

Non intendiamo accettare una vita in prigionia o da assistiti, siamo uomini e donne che hanno deciso di essere liberi da qualsiasi forma di speculazione e sfruttamento. Perciò il diritto all'abitare e all'inserimento abitativo diffuso rimane la nostra richiesta.

Le operazioni di terrorismo psicologico sono destinate al fallimento come il tanto sbandierato progetto di attendamento, voluto sempre da chi non riuscirebbe a passare una notte in strutture simili.

La garanzia di un tetto va data a tutte le persone che da sempre hanno vissuto nell'attuale tendopoli nel comune di San Ferdinando, perché sono lavoratori che rientreranno a San Ferdinando subito dopo la stagione delle raccolte in giro per le campagne della Puglia, della Basilicata o del Piemonte. Quindi nessuna esclusione, no ai criteri decisi da organizzazioni o enti che si illudono sulla nostra scarsa volontà di lottare per il riconoscimento dei diritti contrattuali e sociali. Sono diritti sanciti dalla Costituzione, devono essere applicati nella forma e nella sostanza, indipendentemente dalla provenienza geografica dei lavoratori. E su questo non arretreremo.

San Ferdinando, 3 agosto

Coordinamento Lavoratori agricoli USB Reggio Calabria