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Contratto Pubblico Impiego, USB: 300 euro di aumento per tutti, no alla stretta sui diritti

Roma -

Martedì 14 novembre 2017 ha avuto inizio la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale delle funzioni locali per i lavoratori di Regioni, Comuni, Città Metropolitane, Province, Camere di Commercio, etc. Dai primi incontri non prevediamo grossi sviluppi, considerato che sul rinnovo pesa ancora l'incognita delle risorse economiche, visto che la legge di stabilità non prevede disposizioni che alleggeriscano il carico dei nuovi costi del CCNL sui bilanci locali.


È proprio la parte economica il perno centrale del nuovo contratto, considerato che i bilanci degli enti locali sono molto più disastrati di 8 anni fa a causa dei tagli voluti dalla UE e dai relativi patti di stabilità interni, imposti dai governi che si sono succeduti. Gli 85 euro lordi medi lordi di aumento, frutto avvelenato del vergognoso accordo del 30 novembre 2016, siglato tra CGIL CISL e UIL e governo, non andranno ad incrementare il tabellare dello stipendio, ma saranno utilizzati principalmente per l'introduzione del welfare aziendale, della pensione integrativa e per finanziare il fondo della produttività.


Per non parlare poi degli arretrati riconosciuti ai lavoratori del pubblico impiego, tanto decantati dalla stampa di questi giorni, che riguarderebbero solo gli anni 2016 e 2017 e non partirebbero dal 2010 come sarebbe ragionevole, e si aggirerebbero ad appena 10 euro netti al mese.
Non bastasse tutto questo, il famoso escamotage che avrebbero pensato (aumento limite reddituale) per risolvere il problema di chi perderebbe il bonus degli 80 euro, da proiezioni e calcoli apparsi sui giornali, non solo sembrerebbe non funzionare, ma creerebbe dei veri e propri paradossi e disparità tra i lavoratori di fasce di reddito diverse.


La questione salariale però, seppure centrale, non è l'unico elemento che rischia di fare di questo contratto l'ennesimo strumento di attacco contro i lavoratori pubblici.
La parte normativa, proposta nell'atto di indirizzo per le funzioni locali, prevede l'introduzione della valutazione nella forma integrale, prevista nella legge Brunetta (150/2009), resa applicabile dalle modifiche al Testo Unico del Pubblico Impiego. Inoltre è previsto l'inserimento del welfare aziendale e della pensione complementare con la formula del “silenzio assenso”, fino ad arrivare al disconoscimento del riposo compensativo, al recupero della festività lavorata, per il personale turnista (es. Polizia locale, metropolitana e provinciale).

Nessuna novità di rilievo che sblocchi le carriere dei lavoratori (Progressioni verticali), come nessuna proposta per l’introduzione o l’eliminazione delle categorie economiche (A, B, C, D). Da bocciare senza dubb di sorta, l’ipotesi di accorpare le Posizioni Organizzative con le Alte Professionalità, aumentandone l’indennità di posizione e di risultato.


Tutte misure che denotano una stretta complessiva dei diritti dei lavoratori pubblici, a partire dalla più odiosa, relativa alla legge 104/92, attraverso la quale i lavoratori si sostituiscono allo Stato nell'assistenza ai famigliari con problemi di disabilità, e che vorrebbero normare prevedendo una programmazione anticipata delle assenze.
Rispediremo al mittente le proposte contenute nell'atto di indirizzo, e proporremo un contratto vero, che migliori le condizioni di lavoro nel pubblico impiego e rafforzi i servizi erogati. Un contratto che preveda aumenti salariali che risarciscano i lavoratori dopo 8 anni di blocco, che introduca la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, che attui una vera campagna di assunzioni e di stabilizzazioni a cominciare dal personale precario e degli LSU/LPU, ormai organici alle Amministrazioni nei quali operano ed indispensabili per l'erogazione dei servizi ed il funzionamento delle stesse Amministrazioni. Un rinnovo contrattuale che contribuisca a ringiovanire il personale della P.A. che ha un'età media molto alta, dovuto al blocco pluriennale delle assunzioni, e che preveda la parità di salario a parità di lavoro.


In questo quadro, l'USB è stata l'unica organizzazione sindacale ad aver avviato le procedure previste dai regolamenti per l’indizione delle elezioni RSU nel 2018, prima che scadessero i termini. Le altre OO.SS a partire da Cgil-Cisl-Uil si sono ben guardate dall'indire una consultazione tra i dipendenti pubblici, ben consapevoli che il contratto che sono ansiosi di firmare, porterà un'elemosina nelle tasche dei lavoratori a fronte di un peggioramento delle condizioni di lavoro e di arretramento sui diritti e di un peggioramento dei servizi pubblici.


Siamo convinti che dopo otto anni di blocco contrattuale serva un contratto che riconosca almeno il recupero pieno dell'inflazione, restituendo ai lavoratori in busta paga quello che è stato scippato e che affronti le questioni normative irrisolte senza produrre arretramenti sul piano dei diritti.


USB propone 300 euro di aumento per tutti. Non è una richiesta utopistica, ma la somma che deriva da un mero calcolo matematico dell’inflazione reale dal 2010 ad oggi. Rivendicarla non è un atto rivoluzionario, ma il minimo che un sindacato possa chiedere senza tradire i lavoratori.


Continueremo a lavorare per questo, partendo dalla nostra piattaforma contrattuale e dalla voglia dei lavoratori pubblici di non ricoprire il ruolo di vittime sacrificali e bancomat dello Stato anche in occasione del rinnovo contrattuale.


Lo sciopero generale del 10 novembre e la manifestazione nazionale dell’11 a Roma hanno portato in piazza la rabbia dei lavoratori, e non è stato che l’inizio.


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