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USB in audizione al Senato sul salario minimo: per legge si deve fare, 5 milioni e 200mila lavoratori poveri non possono più aspettare

Nazionale -

Alla Commissione Lavoro del Senato per discutere le proposte di legge sull'istituzione del salario minimo orario l'USB ha espresso la sua piena approvazione del fatto che finalmente anche in Italia venga istituito un salario minimo per legge. I numeri clamorosi sulla diffusione del lavoro povero sono la dimostrazione che la contrattazione collettiva non è in grado di proteggere i salari e un intervento di legge è quindi indispensabile.

Certo, ha sottolineato la delegazione di USB, il lavoro povero non si misura soltanto in base alle basse retribuzioni ma anche all'intensità del lavoro. L'abuso del part-time obbligatorio, orari di lavoro settimanali molto limitati e contratti di breve durata non potranno mai essere compensati da una retribuzione oraria più alta. Occorre quindi combattere l'abuso del part-time, riconosciuto purtroppo in molti contratti nazionali, e ridurre la gestione arbitraria dei tempi determinati con interventi meno timidi di quelli del Decreto dignità.

Dove USB è fortemente contraria è invece nella sovrapposizione della questione del salario minimo con quella della rappresentanza. Nel disegno di legge presentato dal Movimento Cinque Stelle si riconosce l'accordo interconfederale del 10 gennaio 2014, dandogli così indirettamente un valore di legge. La delegazione USB ha segnalato la necessità di introdurre in Italia una legge sulla rappresentanza, richiesta che USB avanza da almeno vent'anni, ma non in base alle regole capestro imposte da Cgil, Cisl e Uil e Confindustria. Le regole devono essere trasparenti, garantire libere elezioni per gli organi di rappresentanza dei lavoratori e l'obbligo delle imprese a certificare gli iscritti di tutti i sindacati. Nel testo del 2014, invece, confederali e Confindustria hanno anche inserito diverse disposizioni contro le libertà sindacali e il diritto di sciopero che sono inaccettabili e che non devono assolutamente essere riconosciute dalla legge.

La questione del salario minimo non va quindi confusa con quella di una legge sulla rappresentanza che aspettiamo da tempo. In realtà, proprio l'opposizione della triplice e di Confindustria su entrambi i fronti ha sempre impedito di realizzare questi provvedimenti che potrebbero veramente produrre un cambiamento reale nel sistema delle relazioni industriali. Confederali e padronato sono infatti uniti nel contrastare l'introduzione del salario minimo. Così come sono saldamente assieme nel chiedere un intervento legislativo che avalli i loro accordi. I lavoratori poveri possono aspettare e così pure la democrazia sindacale. Un buon avvio per la segreteria Landini!


Unione Sindacale di Base