AREA STAMPA

Dipartimento Comunicazione

Tel./Phone:
(+39) 3456712454

Fax:
(+39) 06 54070448

e-mail:
areastampa@usb.it

Roma, via dell'Aeroporto 129

Argomento:

TLC in crisi, USB: tornare alla direzione pubblica del settore, 8 punti per la rinascita

Roma -

Occorre porre un freno al degrado del comparto Telecomunicazioni. Al tavolo riservato al settore tenuto martedì 21 al Mise, anche il governo ne ha preso atto.

 

La lunga stagione delle privatizzazioni, abbiamo sottolineato come USB, ha provocato solo danni: tagli occupazionali; peggioramento delle condizioni di lavoro; gestione delle reti, del servizio, delle installazioni e della manutenzione oggi balcanizzate dagli appalti; a questo si aggiunge lo sviluppo inesistente confermato dagli indicatori internazionali DESI e dal Digital Divide.

 

 

 

Emblematico il caso TIM.

 

Non bastassero dieci anni di ristrutturazioni, licenziamenti e ammortizzatori sociali, la guerra Vivendi-Elliot ne ha causato il ritiro dallo scenario internazionale per riversarsi su un mercato domestico talmente saturo da essere entrato in contrazione, nel quale l’azienda ha finito per perdere quote grazie anche all’accanimento anomalo dell’AGCOM. Oggi si parla di fusione tra TIM e Open Fiber. Confermiamo la contrarietà di USB a operazioni a carattere prettamente finanziario che si risolvono in migliaia di esuberi. Esigiamo precise garanzie occupazionali.

 

Emblematico il caso SIRTI.

 

I lavoratori subiscono con la CdS il taglio dei salari fino al 35%, l’azienda incassa il risparmio e al tempo stesso impiega un numero minore di operai di ditte appaltatrici che svolgono lo stesso volume di lavoro con meno diritti, meno salario e meno sicurezza.

 

Scandaloso il caso dei call center.

 

Appalti, dumping contrattuale e delocalizzazioni camuffate la fanno da padroni, con la beffa che in molti casi si tratta di commesse pubbliche. Dominano flessibilità, salari bassi e controllo ossessivo della prestazione. Non contente, le aziende si preparano a nuove ristrutturazioni che mettono a rischio 80.000 posti di lavoro.

 

 

 

In questo panorama disastroso, occorre tornare a una direzione pubblica del settore, per coniugare gli interessi dei lavoratori e quelli dei cittadini. Parlare di TLC significa parlare di riduzione del gap tecnologico, di sviluppo di installazioni, reti, impianti, di contrasto alla deregulation e al dumping degli appalti. Per questo abbiamo chiesto al governo:

 

 

-Nuove regole su contrattazione e rappresentanza sindacale contro gli accordi peggiorativi in deroga al CCNL e alle norme di legge, che non limitino la libertà sindacale dei lavoratori e che estendano i diritti sindacali a tutte le organizzazioni.

-Rivalutazione dei salari. Come USB abbiamo rilanciato la proposta del salario minimo a partire da 9€ tabellari. Occorrono misure che tutelino i salari dalle gare al massimo ribasso.

-Contrastare gli appalti al ribasso e i conseguenti rischi per la sicurezza dei lavoratori.

-Iniziative legislative per la tenuta occupazionale, superamento della Fornero e del Jobs Act per garantire il ricambio generazionale con pieni diritti per tutti .

-Ammortizzatori sociali non più in deroga, che tutelino i lavoratori nelle crisi occupazionali.

-Una politica nazionale di gestione e sviluppo delle infrastrutture di reti di nuova generazione,

-Ritorno alla gestione pubblica del gruppo TIM e TI SPARKLEsulla cui rete poggia la sicurezza delle informazioni.

-Investimenti per lo sviluppo della rete, della banda larga per garantire l’estensione del servizio in maniera omogenea in tutte le aree del paese.

Il governo si è reso disponibile al prosieguo del confronto, in quella sede porteremo le posizioni dell’USB su appalti e dumping contrattuale, formazione e riqualificazione dei lavoratori e ammortizzatori sociali più solidali perché siamo convinti che c’è bisogno di un modello solidale per uscire dalla crisi.

 

 

 

 

 

USB Lavoro Privato Settore Telecomunicazioni