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Taranto, USB ritira la firma dall'intesa con ArcelorMittal del 2018: chiudere l'ex Ilva e costruire l'alternativa per i lavoratori e la città. Lo sciopero prosegue

Roma -

Giovedì 11 luglio 2019 l’Unione Sindacale di Base ha formalmente revocato la sottoscrizione dell'intesa del 6 settembre 2018 con ArcelorMittal che ha definito le condizioni contrattuali della cessione del gruppo siderurgico.

 

Le ragioni di questa scelta sono legate alle gravi inadempienze di ArcelorMittal rispetto agli impegni assunti in sede ministeriale, peraltro ben testimoniate nel corso dell'ultimo incontro al Ministero dello Sviluppo Economico. 

Arcelor Mittal non ha rispettato i criteri di selezione del personale all'atto delle assunzioni, non ha rispettato il numero previsto di assunti da subito, ha collocato ulteriori 1400 lavoratori in cassa integrazione e non sa dire quando rientreranno,  non garantisce i volumi produttivi sottoscritti nel piano industriale e, infine, non sta investendo nulla per il rifacimento e la messa in sicurezza degli impianti.

 

Lo stabilimento tarantino non garantisce gli standard minimi di sicurezza dopo anni di progressivo ed inesorabile abbandono degli impianti.

 

Il governo prenda atto che ArcelorMittal sta pertanto perseguendo un progetto ben diverso da quello presentato in pompa magna all'atto dell'acquisizione del gruppo siderurgico.

La multinazionale dell'acciaio considera strategico l'investimento tarantino ma, in tutta evidenza, solo per accaparrarsi le sue quote di mercato e il porto. 

 

La prospettiva, se nulla cambia, è quella di un progressivo disimpegno di ArcelorMittal con un pesante lascito di veleni, morte e disoccupazione.

 

Il governo è chiamato quindi ad assumere scelte coerenti e conseguenti.

 

IL CONTRATTO CON ARCELORMITTAL VA RISOLTO PER INADEMPIENZA DELL'AZIENDA

 

LO STABILIMENTO VA CHIUSO

 

Taranto va liberata dai veleni mortiferi dell'acciaieria e va costruita un'alternativa occupazionale che garantisca salari, reddito, il diritto alla salute ed il rispetto dell'ambiente.

Per questa ragione è necessario che il governo investa risorse ingenti in questo progetto. Senza un intervento pubblico non è sostenibile alcun progetto alternativo.

 

Riteniamo profondamente sbagliata la sospensione dello sciopero che Fim Fiom Uilm hanno deciso e pertanto manteniamo la mobilitazione proclamata.

 

Sergio Bellavita, USB nazionale

Francesco Rizzo, USB Taranto