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Presidenza del Consiglio dei Ministri, stato di agitazione dei lavoratori dei servizi informatici esternalizzati: stop precarietà, vogliamo la stabilizzazione

Roma -

A un mese dalla scadenza della attuale commessa, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha aderito ad un pacchetto CONSIP di servizi denominato SGM, con decorrenza prevista per il 7 settembre 2019 e della durata di 12 mesi.

I lavoratori dei servizi informatici della Presidenza del Consiglio dei Ministri non hanno ancora avuto nessuna garanzia in merito al mantenimento del posto di lavoro.

Quello che ci preoccupa è il silenzio assordante dell’Amministrazione della P.C.M. che, in tutti i governi che si sono succeduti, continuando ad affidare il servizio a società private, non ha mai voluto riconoscere l’utilità, l’efficacia e l’importanza del lavoro che questi lavoratori svolgono, con contratti di assunzione a tempo determinato e con trattamenti economici non aderenti alle loro professionalità.

Da molti anni, ormai, offrono un servizio ineccepibile, riservato e tempestivo, consentendo a tutto il personale in servizio di usufruire al meglio degli apparati informatici. E tutto questo senza possibilità alcuna di ambire a una carriera lavorativa, di poter avanzare di livello. Di volta in volta, di contratto in contratto, superato con una bella dose di ansia il rischio della perdita del posto di lavoro, vengono inquadrati con qualifiche basse, senza riconoscimento alcuno del titolo di studio in possesso, delle specializzazioni, dell'esperienza e dell'anzianità acquisite.

Continuiamo a non capire come il “Governo del cambiamento”, mentre continua ad annunciare migliaia di assunzioni, (assistiamo tutti i giorni anche a promesse di stabilizzazioni nella P.A.), si oppone a qualsiasi tipo di confronto finalizzato al riconoscimento del servizio di questi lavoratori che, per l’ennesima volta, si vedranno rinnovare la commessa, forse, nella migliore delle ipotesi, per soli 12 mesi, (perché, è successo più volte, è stato fatto anche per soli 6 mesi!) all’interno della quale i lavoratori continueranno ad avere contratti a tempo determinato con due uniche certezze: precarietà e ricattabilità.

Eppure si tratta di soli 13 informatici, che fanno fronte, con un impegno senza paragoni, alle esigenze di un’utenza di circa 3.500 persone, tra funzionari, dirigenti e soprattutto autorità politiche, distribuite su una decina di sedi P.C.M. garantendo operatività informatica, affidabilità e riservatezza nei loro interventi.

Dovrebbe essere riconosciuta una dignità lavorativa, per l’attività che svolgono con serietà, competenza e professionalità. E invece vengono ignorati e mortificati dalla stessa Amministrazione per la quale mostrano impegno e massima dedizione.

Non si tratta di anonime entità lavorative. Si tratta di lavoratori pronti a risolvere i problemi informatici dell’intero apparato della P.C.M., che si relazionano da sempre con le strutture, ripristinando velocemente le postazioni di lavoro (PC, stampanti, scanner server e… cellulari!). Senza il loro intervento, il lavoro non va avanti. Si tratta di operatori che affidano la propria vita, la propria dignità, al lavoro che svolgono presso questa Presidenza del Consiglio.

I lavoratori informatici in appalto chiedono, pertanto, al Governo di mettere fine a questo continuo stato di precarietà che va avanti ormai da anni e chiedono la prosecuzione del loro lavoro presso la Presidenza del Consiglio attraverso un vero, doveroso, percorso di stabilizzazione. USB è fermamente convinta che la stabilizzazione sia l’unica soluzione per garantire un consistente risparmio economico e, soprattutto certezze a questi lavoratori.

 

Basta precarietà che porta solo disoccupazione

 

02 agosto 2019

 

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