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Arvedi a passi decisi verso la chiusura dell'area a caldo, ma il Mise garantisce occupazione e un intervento diretto. Le tre condizioni di USB

Roma -

Si è svolto mercoledì 18 settembre l’attesissimo incontro al Ministero dello Sviluppo Economico che doveva servire a dipanare dubbi e perplessità sulle recenti dichiarazioni rilasciate da Arvedi a mezzo stampa. Tavolo ministeriale che si è svolto in presenza dello stesso ministro Patuanelli, del presidente della Regione FVG Fedriga, del sindaco di Trieste, del presidente dell’Autorità Portuale Zeno D’Agostino. Presenti anche gli assessori regionali al Lavoro (Bini e Rosolen) nonché i rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e del Lavoro.

 

 

 

L’azienda a questo tavolo nelle sue primissime dichiarazioni ha ribadito la volontà di dismettere completamente l’area a caldo, realizzando però una serie di investimenti destinati al potenziamento del laminatoio e dell’area di banchina anche in un’ottica di riassorbimento delle maestranze.

 

Tali affermazioni sono state registrate positivamente dalle istituzioni ministeriali, regionali e locali, che hanno comunque dato ampia disponibilità a sostenere un percorso di garanzia totale dell’occupazione e di intervento diretto nel percorso di dismissione bonifica e riqualificazione delle aree. In questo quadro è rientrata anche la disponibilità dell’Autorità Portuale, che pur non avendo ancora chiarito gli aspetti di “proprietà” di quelle aree ha dato la sua disponibilità a sostenere gli interventi di ricollocazione del personale.

 

 

 

L’Unione Sindacale di Base – pur avendo ottenuto durante l’incontro rassicurazioni importanti - nel suo intervento si è resa disponibile ad affrontare questo percorso di dismissione solo a fronte di determinate garanzie e premesse che possiamo riassumere in 3 punti:

 

 

 

- Formalizzazione della ricollocazione totale a parità di condizioni normative ed economiche di tutto il personale coinvolto nel processo di dismissione.

 

- Presentazione da parte del gruppo Arvedi di un piano industriale riguardante Laminatoio, logistica e banchina con l’individuazione degli investimenti, dei carichi di lavoro e della conseguente ricollocazione di personale proveniente dall’area a caldo. Su questo tema abbiamo chiesto al Mise di farsi da garante del piano industriale stesso, anche con la sottoscrizione di un nuovo accordo di programma.

 

- Come USB abbiamo introdotto la necessità di discutere al più presto di un piano straordinario di intervento finalizzato a nuovi insediamenti industriali e riconversione dell’aree, rivendicando la regia e la riappropriazione da parte del soggetto pubblico di questa partita. Oggi il porto può dare le attese risposte occupazionali soltanto se inserito in un percorso più ampio per la città di Trieste, legata ad una nuova idea per un modello di sviluppo economico, con una progettualità di filiera industriale a valorizzazione delle potenzialità del porto anche ad in merito all’extraterritorialità doganale prevista per il manufatturiero che andrebbe insediarsi in quelle aree.

 

 

 

USB infine ritiene che questo incontro abbia gettato le basi per una discussione seria per la tutela del lavoro e della salute. La dismissione dell’area a caldo non deve essere soltanto un’occasione per l’imprenditore, ma deve essere un’occasione per tutti i lavoratori e la città di Trieste. Come organizzazione sindacale - dentro a un quadro di tutele vere per i lavoratori da concretizzarsi al più presto e prima di qualsiasi altra scelta - ad affrontare un percorso che oggi può chiudere una partita lacerante e divisiva per Trieste.

 

Davanti ad un percorso così chiaro non ci sono alibi o scelte diverse, ed è responsabilità di tutti soggetti coinvolti dipingere un quadro veritiero (e assolutamente non drammatico) per dare risposte reali alle lavoratrici e ai lavoratori coinvolti.

 

 

 

 

 

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