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Abd Elsalam, la protesta per la morte del delegato USB costa una condanna a due dirigenti sindacali e a Marta Collot. Ma per quell’omicidio nessuno è stato mai processato

Bologna -

Il tribunale di Bologna ha condannato a quattro mesi con la condizionale tre dei nove imputati per il corteo che a Bologna aveva manifestato dopo l'omicidio di Abd Elsalam, il delegato USB ucciso da un tir, la sera del 14 settembre 2016, durante un presidio di lavoratori in lotta di fronte ai magazzini della GLS di Piacenza.

Tra i condannati per questo atto di solidarietà militante due dirigenti dell’Unione Sindacale di Base e Marta Collot l'attuale portavoce nazionale di Potere al Popolo, accusati a vario titolo di resistenza aggravata, manifestazione nonautorizzata, blocco stradale, manifestazione non autorizzata e altri reati di piazza.

Quello di Bologna è uno dei processi contro le manifestazioni seguite all'omicidio, a Piacenza come a Roma e in altre città. Un processo contro militanti sindacali e sociali in cui l’assoluzione della maggior parte degli imputati e la riduzione della pena per i condannati dimostra da una parte l’infondatezza dei tanti e gravi reati contestati ma, dall’altra, evidenzia la volontà di non riconoscere fino in fondo, come si dovrebbe, il diritto sacrosanto alla resistenza contro la barbarie padronale e le provocazioni messe in atto contro il corteo che in quel giorno attraversò il centro di Bologna.

Denunciamo ancora una volta come la morte di Abd Elsalam rappresenta la condizione operaia del nostro tempo, raffigura il disprezzo dei padroni nei confronti di chi produce ricchezza, la svalutazione del valore della vita rispetto quello di far profitto a tutti i costi, una vita per la cui cancellazione non è nemmeno stato intentato un processo, un omicidio per cui nessuno ha pagato. Ma Abd Elsalam rappresenta, anche e soprattutto, la voglia di emanciparsi e liberare il lavoro da parte di una generazione di nuovi attivisti sindacali che nel nome e nell'esempio di Abd Elsalam continua la lotta per diritti e dignità.

Anche alla luce della sentenza di oggi, siamo sempre più determinati nel costruire una grande mobilitazione sindacale e sociale con sciopero generale che rispedisca al mittente il pesante clima di repressione che colpisce chi lotta, per una mobilitazione per l’aumento dei salari, contro il carovita e la precarietà, contro il governo Draghi e le sue politiche da economia di guerra.

 

USB Bologna