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Agricoltura, dalla UE ennesimo monito: in Italia i braccianti vengono sfruttati. USB: lavoratori agricoli il 22 aprile in piazza a Roma per manifestare la propria rabbia!

Nazionale -

Sono state pubblicate in questi giorni le Osservazioni sul piano strategico della PAC 2023-2027 presentato dall’Italia il 31 dicembre 2021. La Commissione europea ha espresso un parere ampiamente negativo evidenziando ben 244 rilievi tra inviti a correggere, modificare e completare nelle parti mancanti, il Piano elaborato dal nostro Governo.

Non spetta a noi entrare nel merito delle numerose osservazioni riguardanti la distribuzione dei fondi della PAC e l’insufficienza delle modalità con cui vengono ripartite le risorse finanziarie, poche per i piccoli produttori e molte per agroindustrie e latifondi. Inutile dire che la PAC italiana soffre di scarsa trasparenza e di poca chiarezza sulle scelte delegate alle regioni.    

Ciò che maggiormente ci interessa, in quanto organizzazione sindacale che si batte per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori agricoli, è l’osservazione riguardante l’applicazione della “condizionalità sociale nei contratti di lavoro”.

A settembre 2021 avevamo inviato le nostre note al ministro Patuanelli, precedentemente espresse durante i diversi incontri del Tavolo sul caporalato. In sintesi i nostri suggerimenti furono:

“UNA PAC che rispetti il diritto dei lavoratori. Che cosa chiediamo: l’immediata attuazione da parte dello stato italiano della condizionalità sociale senza aspettare né il termine della volontarietà del 2023, né tantomeno della obbligatorietà prevista nel 2025. Il rispetto da parte dei beneficiari delle norme fondamentali relative alle condizioni di lavoro e di occupazione dei lavoratori agricoli e alla sicurezza e salute sul lavoro, devono essere condizioni imprescindibili.

L’Unione Sindacale di Base chiede, non solo la riduzione dei finanziamenti o la somministrazione di multe alle aziende, ma ritiene che si debba prevedere la totale esclusione dell’azienda dai finanziamenti europei”.

La Commissione Europea, al punto 10 delle sue osservazioni cita:

“L’Italia dovrebbe rafforzare notevolmente la logica di intervento del piano per quanto riguarda lo sfruttamento della manodopera. Considerato il tasso molto elevato di irregolarità (oltre il 55 %) riscontrato nel settore agricolo italiano in questo campo, è essenziale affrontare la questione per garantire la stabilità economica, la competitività e la sostenibilità sociale delle aziende agricole italiane. Per gli stessi motivi la Commissione accoglierebbe con favore un'applicazione efficace della condizionalità sociale sin dall'inizio dell'attuazione del piano.”

Sempre nei nostri suggerimenti indicavamo:

“Rispetto al primo semestre del 2018, il tasso di irregolarità riscontrate nelle imprese sottoposte a controllo è salito del 3% (dal 69% al 72%) ed il numero delle posizioni lavorative risultate irregolari è salito del 7,7% (da 77.222 alle attuali 83.191).”

E ancora: “Ora da questi dati fortemente esemplificativi, se si proietta il dato delle irregolarità riscontrate sul totale delle aziende percettrici di fondi PAC, non è azzardato pensare che almeno il 50 % delle aziende che ricevono sostanziosi aiuti dalla PAC non rispettino totalmente i contratti di lavoro. Infatti, la legge sul caporalato considera violazioni gravi oltre all’art. 603-bis Codice Penale sulla intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ed evidenzia le caratteristiche principali con cui si possono verificare gli indici di sfruttamento:

  • la reiterata corresponsione di retribuzioni palesemente difformi dalle previsioni dei contratti collettivi di lavoro o comunque sproporzionate rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato;
  • la reiterata violazione della normativa in materia di orario di lavoro, periodi di riposo, riposo settimanale, aspettativa obbligatoria e ferie;
  • violazioni delle norme in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro; 
  • sottoposizione del lavoratore a degradanti condizioni di lavoro, alloggiative o di sorveglianza.

È assolutamente evidente che il problema del caporalato non può essere appaltato solamente agli organi repressivi e di controllo, ma deve assolutamente essere inquadrato nelle norme che possono prevenire i comportamenti illeciti.”

Inutile dire che le nostre osservazioni formulate al Tavolo del Caporalato e ripetute al Ministero dell’Agricoltura sono state completamente ignorate, sia dalle diverse componenti istituzionali sia dalle forze sindacali e associative delle categorie agricole.

Per concludere riportiamo la dichiarazione di  Surya Deva, presidente del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani, che ha svolto una missione nelle campagne italiane nell’ottobre 2021:

 “Gravi e persistenti abusi dei diritti umani in relazione alle attività delle imprese in Italia. Tali abusi includono condizioni di lavoro e di vita disumane per migliaia di lavoratori migranti, gravi problemi di salute e sicurezza sul lavoro e inquinamento ambientale che mette in pericolo la salute pubblica”. “I lavoratori migranti, compresi quelli provenienti da Paesi africani e asiatici, che lavorano in settori come l’agricoltura, l’abbigliamento e la logistica, sono intrappolati in un circolo vizioso di sfruttamento, schiavitù per debiti e abusi dei diritti umani che deve essere spezzato”.

Per tutti questi motivi i braccianti agricoli saranno in piazza con USB il 22 aprile a Roma per gridare la loro rabbia.

Unione Sindacale di Base -Lavoro Agricolo