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Albo educatori: tribunali in tilt e proroga fantasma. Necessario un intervento urgente e rimettere in discussione la normativa sulla obbligatorietà dell’iscrizione

Roma -

Passato il termine del 6 agosto per l’iscrizione all’albo degli educatori professionali socio pedagogici, siamo passati dalla confusione al grottesco: dalle caselle di posta elettronica dei tribunali intasate e fuori uso, alla scomparsa del provvedimento di proroga dei termini di iscrizione.

In questi primi giorni di agosto, migliaia di lavoratrici e lavoratori dei servizi educativi si sono ritrovati dentro una situazione inaccettabile: le caselle di posta elettronica predisposte dai Commissari nominati dai Tribunali di ogni regione si sono intasate e pertanto incapaci di ricevere le domande di iscrizione all’albo inviate dagli operatori, come è successo, ad esempio, a Milano, Roma e Firenze.

In questo scenario è stata annunciata ufficialmente una proroga della scadenza, che poi il Governo non ha confermato con nessun provvedimento formale, creando in tal modo confusione su confusione

Ricordiamo che sono decine di migliaia gli educatori in tutta Italia nel che, sottopagati e sottoinquadrati, quasi sempre in regime di appalto con cooperative sociali, molti in servizio presso scuole e servizi sociali.

Lavoratrici e lavoratori che sono soggetti a condizioni incredibili come, ad esempio, la decurtazione del salario in caso di assenza dell’alunno da scuola o l’utilizzo di “banca ore” negative che prevedono straordinari non pagati o saldi negativi in busta paga (questo tramite con accordi firmati da CGIL CISL UIL).

A questa massa di lavoratori invisibili e sfruttati che reggono il nostro welfare è stato fatto obbligo di conseguire 60 crediti formativi a loro spese nel 2018 ed ora si è aggiunta una ennesima tegola: l’obbligo di iscrizione all’Albo degli educatori professionali socio pedagogici, senza chiarezza a chi sia rivolto esattamente.

Ricordiamo, inoltre, che gli stessi educatori assunti direttamente nei servizi all’Infanzia pubblici (asili nidi), seppur vincitori formali di concorsi pubblici, sono soggetti alle disposizioni di questa legge e, quindi, all’obbligo di iscrizione al citato albo. Una previsione che, come denunciato anche dalla stessa Associazione Nazionale Comuni Italiani, mette a serio rischio la stessa riapertura dei citati servizi a settembre, comunque in estrema difficoltà le amministrazioni cittadine nella valutazione delle condizioni necessarie per il loro funzionamento.

Una annosa confusione normativa che, da un giorno all’altro, rischia di trasformare questi lavoratori e queste lavoratrici (nella stragrande maggioranza è lavoro femminile) in usurpatrici della professione.

USB rinnova la richiesta al Governo, non solo di rispettare l’impegno alla proroga ma di istituire un tavolo di confronto per apportare modifiche ad una legge che rischia di escludere migliaia di lavoratrici e lavoratori e di mettere in ginocchio servizi essenziali.

Roma 08/08/2024

USB Lavoro Privato Cooperative Sociali

USB P.I. Settore Servizi Educativi