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Altri tre lavoratori uccisi dalle alte temperature nel Lazio, in Abruzzo e in Calabria. Da USB un pacchetto di 16 ore di sciopero da utilizzare in situazioni di rischio

Roma -

Il gran caldo estivo, causato dal cambiamento climatico, non accenna a fermarsi e miete ancora vite tra i lavoratori: secondo le informazioni raccolte da USB e Rete Iside altre tre vittime si sono aggiunte all’elenco che la settimana scorsa aveva indotto il governo a convocare un tavolo sull’emergenza caldo. 

USB, al tavolo di giovedì 20 luglio aveva fatto richieste precise alla ministra Calderone, proclamando in assenza di un intervento legislativo urgente lo stato di agitazione in tutti i settori del lavoro privato a livello nazionale, mettendo a disposizione un pacchetto di 16 ore di sciopero da utilizzare dove i lavoratori si troveranno in una situazione di rischio per la loro salute e sicurezza. 

Proprio quel 20 luglio un bracciante di origine straniera 50enne è deceduto per un malore raccogliendo cocomeri nelle campagne di Montalto di Castro, nel Viterbese; la condizione lavorativa dell’uomo, oltretutto, è oggetto di valutazione da parte delle autorità, perché pare fosse non in regola, una realtà di sfruttamento quotidiano nei campi agricoli italiani.

Ha perso la vita per un colpo di calore anche uno chef di 43 anni, Graziano Bellano, che alla fine del suo turno di lavoro si è accasciato nelle cucine dell’hotel in cui lavorava a San Salvo (CH).

Deceduto per colpa del caldo anche un operaio del comune di Corigliano Rossano (CS) che ha perso la vita dopo aver terminato un intervento di manutenzione idraulica nella località montana di Piana Caruso.

USB e Rete Iside, oltre a sottolineare le richieste già fatte in sede ministeriale dal sindacato, continua a indicare la necessità di introdurre il reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro: firmate la legge di iniziativa popolare ai banchetti e presso le nostre sedi. 
 

Unione Sindacale di Base

Rete Iside