ASSEMBLEA NAZIONALE PER UN'AGENDA NO MONTI
15 DICEMBRE ROMA
Centro congressi Cavour, via Cavour 50/A – ore 10.00
Sabato 15 dicembre a Roma, presso il Centro congressi Cavour, si terrà un’Assemblea nazionale indetta da tutte le forze sociali, sindacali e politiche che il 27 ottobre scorso hanno dato vita alla riuscita manifestazione nazionale del No Monti Day fra cui Comitato NO DEBITO, USB, Rete 28 Aprile, Cobas, Unicobas, PRC, PCL, Sinistra Critica, Alternativa e Rete dei Comunisti.
Attivisti sociali, delegati sindacali, militanti della sinistra, provenienti da tutta Italia, discuteranno insieme di come dare continuità a quella vasta opposizione che il 27 ottobre si è espressa con forza contro la politica di Monti e chi la sostiene, oggi e domani.
"Il rapido sviluppo degli eventi politici, con le dimissioni di Monti e il rientro in campo di Berlusconi, assegnano a questo appuntamento una straordinaria puntualità e attualità politica”, dichiara Giorgio Cremaschi, a nome dei promotori dell’iniziativa.
“L'assemblea – precisa Cremaschi – nasce infatti dalla decisione di discutere e definire una vera e propria ‘AGENDA NO MONTI’, per contrastare l’eredità di questo Governo che rappresenta una vera ipoteca sulle prospettive del Paese, soprattutto per i lavoratori, i disoccupati, i giovani ed i pensionati, colpiti dalle misure antipopolari”.
“L' ‘Agenda No Monti’ diventa così una piattaforma comune per tutte le forze che intendono opporsi a tale scenario – prosegue Cremaschi - ed impedire che le alternative alla troika, ai diktat dell'Unione Europea e dei mercati finanziari possano diventare la riserva di consensi al rientro in campo del berlusconismo”.
"I punti dell'agenda No Monti/No troika - conclude Cremaschi - sono in realtà indigeribili sia per il centro-destra che per il centro-sinistra: dal ritiro delle missioni militari all'estero alla disdetta del Fiscal Compact, dalla rimessa in discussione del pagamento del debito all'opposizione totale agli accordi sul mercato del lavoro e la produttività; dalla rivendicazione della intangibilità dei beni comuni alla democrazia rappresentativa nei luoghi di lavoro come in parlamento".