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Autonomia differenziata, lo strano caso del documento del Senato che ne annuncia gli esiti perversi, prima diffuso e poi fatto sparire

Roma -

La vicenda del documento del Servizio Bilancio del Senato sull’autonomia differenziata reso pubblico ieri e ritirato subito dopo, non prima che però ne venisse fatta copia praticamente da tutti (vedi allegato), va letta senza ingenuità. Si tratta di un dossier destinato alle esigenze di documentazione interna per l’attività degli organi parlamentari e dei parlamentari, come tale sostanzialmente esente da propaganda e mistificazione, e ritrae in maniera piuttosto dettagliata i punti di caduta e i rischi conclamati di aumento delle diseguaglianze che il disegno di Calderoli sulla autonomia differenziata porta con sé.

Un problema non da poco per la maggioranza di governo che in questi mesi ha dato prova di volere procedere speditamente nella direzione che, almeno dalla modifica del Titolo V della Costituzione, intende ridisegnare l’assetto costituzionale del Paese.

Dicevamo di leggere senza ingenuità questa improvvisa “fuga” di carte riservate, perché oltre al difetto di comunicazione e di procedura e al non pieno controllo dei documenti prodotti dagli uffici del Senato, va messa in conto l’ipotesi del piano studiato a tavolino: ovvero che anche all’interno della classe dominante e dei poteri che gestiscono i processi di natura strutturale a dimensione nazionale e internazionale, ci siano contraddizioni, scontri e modi diversi di intendere la cosa.

A partire da come gestire la vicenda dei LEP e dell’abbassamento complessivo del sistema di prestazioni che esso comporta, allo spazio sempre maggiore che verrà dato alla previdenza privata e al welfare aziendale, per arrivare poi alla questione Sud e a quella che senza timore di esagerare abbiamo chiamato nuova questione meridionale. Uno spazio di contraddizione, quello interno alla borghesia italiana, da non scambiare tout court per l’effetto della denuncia di questo scellerato processo, che pure è frutto del lavoro pluriennale prodotto da tanti soggetti politici e non solo, in particolare il lavoro di documentazione e denuncia del Comitato contro ogni autonomia differenziata.

La vicenda dell’autonomia differenziata, come in tanti hanno scritto, si lega a doppia mandata con quella del presidenzialismo, e bisogna capire che anche su questo la bilancia dei poteri non è ferma, e dunque ne vanno seguiti passo passo i percorsi e le giravolte, senza perdere di vista gli obiettivi complessivi di stretta democratica, di svilimento del dettato costituzionale, di accettazione dello status quo, del superamento anche formale dei principi di democrazia ed eguaglianza.

Qui si apre uno spazio di lavoro politico che USB insieme ad altri intende perseguire. La relazione dice chiaramente cosa potrà produrre l’autonomia differenziata: è uno scenario di peggioramento complessivo delle condizioni del lavoro, dei servizi, dei diritti e delle tutele sociali, di segno totalmente opposto a quello che rivendichiamo e che ci vedrà in piazza il 26 maggio per lo sciopero generale e poi il 24 giugno in una grande manifestazione politica che dia voce e partecipazione di piazza a tutti quelli che questo disegno antipopolare vogliono arrestare. Facciamo circolare la relazione, accendiamo i riflettori sulle contraddizioni del governo, scendiamo in piazza il 26 maggio e il 24 giugno.

Unione Sindacale di Base