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Bologna. Crisi abitativa: tanti bandi, ma manca un piano casa pubblico

Bologna -

La crisi abitativa in questa città continua a mordere e a manifestarsi: la mancanza di alloggi sul mercato privato, le scarse assegnazione di edilizia residenziale pubblica e gli affitti sempre più alti acuiscono le già persistenti criticità.

In questo contesto, assistiamo al proliferare di bandi pubblici per pochi appartamenti a tempo determinato e la creazione di una fondazione per l'abitare.

Nello specifico, assistiamo all'uscita di un bando di alloggi di edilizia sociale per trentatré appartamenti a edilizia agevolata nel quartiere Navile ad un costo di 500 euro più spese. Al prezzo, che di certo non è basso considerando la condizione in cui versano i salari, si aggiungono a nostro avviso ulteriori criticità.

Tra i requisiti del bando di edilizia sociale vi è il contratto a tempo indeterminato: vengono escluse, quindi, le famiglie o singoli lavoratori e lavoratrici che vivono la precarietà lavorativa, condizione estremamente persistente sia nei settori del lavoro privato (per citarne uno, il turismo), sia nel settore pubblico.

Si tratta quindi delle stesse famiglie o singoli che vengono esclusi dal mercato privato e che, ancora una volta, vengono esclusi anche dal bando di edilizia residenziale sociale gestita da ACER.

Contestualmente, nella stessa area urbana è appena uscito il bando per il cohousing negli spazi dell'ex centro sociale XM 24 sgomberato con le ruspe dalla precedente giunta comunale. Questo bando, che riguarda undici appartamenti, segna un ulteriore cambio di passo in merito al diritto all'abitare: la casa non viene più assegnata sulla base di condizioni e necessità oggettive, ma diventa quasi un "premio" a seguito di valutazione da un'apposita commissione che terrà conto del curriculum dei futuri inquilini in base alle proprie esperienze pregresse nell'alveo di un imprecisato "attivismo".

In ultimo è stata creata la fondazione abitare con lo scopo di incontrare domanda e offerta e mediare al fine di fornire alloggi a canone sostenibile. Come sostiene il Comune, hanno già manifestato interesse a partecipare alla Fondazione diverse realtà private tra cui citiamo Confindustria e il Forum terzo settore. Ancora una volta, in questa città, pezzi di welfare pubblico vengono affidati ai privati, trasformando la funzione pubblica in affare privato proprio per quei soggetti, nello specifico Confindustria ed il terzo settore, responsabili dei salari bassi che impediscono l’accesso al mercato degli affitti.

Nel progetto dell’Amministrazione, rimane eluso il problema degli affitti brevi turistici che continueranno ad aumentare data la spinta politica della giunta ad incrementare il flusso di turismo in città.

La soluzione alla crisi abitativa non passa per singoli progetti che continuano ad escludere la maggior parte delle persone che hanno difficoltà ad accedere ad un alloggio, ma per la definizione di un vero piano casa a tutele di tutti: edilizia residenziale pubblica per i lavoratori e lavoratrici, un tetto agli affitti privati e alle piattaforme di affitto brevi, requisizione dello sfitto privato in mano ai grandi palazzinari, costruzione, senza ulteriore consumo di suolo, di alloggi.

Queste sono per USB soluzioni necessarie per rimettere al centro dell’agenda politica le priorità di chi questa città la vive.

 

USB Bologna