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Argomento:

Campidoglio batti il 5!

Martedì 7 giugno h. 14.30 presidio durante la votazione della mozione sull’articolo 5 del decreto Renzi-Lupi

Roma -

Per definizione (e in base all’articolo 43 del codice civile), la residenza anagrafica rappresenta una semplice comunicazione all’ente pubblico del luogo in cui si vive, in ottemperanza all’obbligo (stabilito dalla legge 1228 del 1954) di comunicare il luogo reale della propria dimora abituale. Tale dichiarazione consente di esercitare fondamentali diritti sociali, civili, di welfare (come l’accesso a sanità, istruzione, previdenza) connessi all’avere il centro dei propri interessi in un luogo specifico. Dal 2014, l’articolo 5 della legge 47/2014 (nota come Piano Casa Renzi-Lupi) stabilisce che «chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo».

La negazione della residenza è dunque diventato lo strumento tramite cui punire ed escludere da diritti e servizi basilari chi ha deciso “per necessità” (come afferma la norma stessa) di occupare un immobile o un alloggio vuoto, non avendo la possibilità di permettersi un mutuo, un affitto, l’accesso a una casa popolare o a un alloggio comunque ritenuto “regolare”. Inoltre, l’articolo 5 proibisce di allacciare regolarmente le utenze (incluse l’acqua), oltre a dare facoltà pressoché illimitata ai gestori di tagliarle in qualsiasi momento.

L’articolo 5, pertanto, rende più acute le diseguaglianze sociali, laddove compromette l’esercizio del diritto alla salute, all’abitare, all’assistenza sociale, alla previdenza, rendendo così le persone ancora più ricattabili. Inoltre, la norma ha innescato un indecente mercimonio di indirizzi di residenza finti da parte di chi sfrutta gli indifferibili bisogni delle persone: avere un medico di base, iscrivere i figli a scuola, o rinnovare il proprio permesso di soggiorno. L’invisibilizzazione anagrafica rappresenta poi un potente elemento di distorsione dei dati per chi voglia investigare le reali cause e le dimensioni della crisi abitativa che affligge la nostra città e tutto il paese, in modo particolarmente pronunciato dalla crisi del 2008 in poi; basti pensare agli oltre 57 mila nuclei familiari in condizione di disagio abitativo nella sola città di Roma.

Alla luce di questi fatti, come rete ampia di movimenti, associazioni e realtà solidali, sindacati conflittuali, abbiamo invocato a gran voce l’abolizione dell’articolo 5. Uno sforzo ulteriormente intensificato dall’inizio della pandemia, durante la quale il mantenimento dell’articolo 5 (nonostante alcuni tentativi parlamentari quantomeno di sospenderlo, andati a vuoto) ha rappresentato a tutti gli effetti un rischio per la salute pubblica (ad esempio, impedendo alle persone sprovviste di tessera sanitaria e medico di base di farsi il tampone e accedere a cure adeguate fuori dal contesto ospedaliero).

Sebbene l’abolizione integrale dell’articolo 5 sia possibile solo a livello nazionale, le amministrazioni locali hanno la possibilità di derogare alla norma di fronte a situazioni di urgenza e necessità, che per noi corrispondono a tutte le persone che si trovino attualmente in una condizione socio-economicamente precaria. Il 7 giugno, andrà in Aula al Campidoglio una mozione firmata dai consiglieri di maggioranza (e a lungo rimandata) che, se approvata, impegnerebbe il Sindaco a farsi latore di una richiesta di “modifica” dell’articolo 5 a livello nazionale, oltre che a stabilire i criteri di una proroga da applicare ai cosiddetti “meritevoli di tutela”.

Invitiamo pertanto tutte le realtà cittadine a mobilitarsi sulla piazza del Campidoglio martedì 7 giugno dalle h. 14.30 per rilanciare le nostre richieste. Riteniamo infatti che, vista la generalità e ampiezza degli effetti della norma, l’amministrazione debba cambiare nettamente passo, impegnandosi a richiedere l’abolizione dell’articolo 5 (e non la semplice modifica!), nonché ad ampliare la deroga locale a tutt* coloro che sono «meritevoli di tutela» in quanto si trovano in quella condizione di vulnerabilità socio-economica che ha dettato la loro necessità di occupare un immobile.

Consapevoli che il percorso sarà ancora lungo e dovrà prevedere un impegno ancora più intenso a livello nazionale, vogliamo fare del Campidoglio un’agorà per allargare il dibattito pubblico in materia di residenza e accesso ai diritti, facendo sentire prima e durante la discussione e la votazione che si terranno in aula la viva voce di tutte le persone che vivono quotidianamente sulla propria pelle le molteplici conseguenze dell’articolo 5.

 

Organizzazioni e persone che promuovono la mobilitazione (elenco in aggiornamento):

Movimento per il Diritto all’Abitare-Roma
AS.I.A. Usb
ActionAid Italia
A Buon Diritto Onlus APS
Nonna Roma
Arci Roma
Clasp-Coordinamento Lavoratori/trici della Statistica Pubblica