Ccnl sanità: non è un contratto, è un’insulto. Non firmatelo!
È un vero e proprio insulto alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità pubblica la proposta di rinnovo contrattuale che rischia di essere siglata all’Aran nella due giorni di trattativa prevista per il 13 e il 14 gennaio. Pochi spiccioli di aumento, niente arretrati per il 2022 e il 2023, pochi centesimi di incremento delle indennità specifiche e probabilmente, in mancanza di risorse, una parte normativa peggiorativa rispetto al precedente contratto. Tutto questo a fronte dei problemi che stanno devastando il Servizio Sanitario Pubblico che sono noti, sui quali le analisi si susseguono puntuali e dai quali si estrapolano dati impietosi. Il blocco decennale dei contratti, il blocco delle assunzioni e il costante sotto finanziamento del SSN hanno fatto crollare la spesa per il capitolo del personale, in percentuale rispetto alla spesa sanitaria complessiva, dal 33.5% nel 2012 al 30.6% nel 2023. Ed è lampante, quindi, quanto il personale dipendente sia stato sacrificato e quanto sia stato perso in termini economici.
La carenza di personale sanitario, in particolare degli infermieri - l’Italia è abbondantemente al di sotto della media OCSE con 6,5 infermieri ogni 1000 abitanti contro una media di 9,8 per 1.000 abitanti - le condizioni di lavoro in costante peggioramento, le aggressioni e la mancanza di sicurezza, il fenomeno delle dimissioni e la fuga dal servizio pubblico, sono allarmi che echeggiano da tempo. I numeri inquietanti sulle iscrizioni ai corsi universitari - per l’anno 2024-2025 nel Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche sono state presentate solo 21.250 domande per 20.435 posti - confermano un trend preoccupante e prefigurano quanto la crisi si possa acuire nel prossimo futuro: sempre meno giovani scelgono questa professione scoraggiati da prospettive economiche poco allettanti - il reddito medio degli Infermieri, professione presa a riferimento in quanto la più numerosa ma il discorso non cambia per le altre professioni sanitarie, è del 22% inferiore a quello della media OCSE - e da un carico di lavoro sempre più gravoso.
Stipendi bassi, turni massacranti, mancanza di sicurezza, aggressioni, operatori stanchi e frustrati - quasi un infermiere su due è in burnout - riducono l’attrattività del servizio pubblico e rendono difficile il reclutamento di personale. Una situazione drammaticamente chiara che imporrebbe azioni immediate per porvi rimedio. Invece l’aumento del 5.78% proposto per il rinnovo contrattuale, a fronte dell’inflazione che nel triennio 2021-2023 ha raggiunto il 16%, è del tutto inadeguato e porterà a una ulteriore perdita di potere d’acquisto del 10%, oltretutto in un quadro di preannunciati rincari dell’energia, rischiando di essere la goccia che fa traboccare un vaso che, peraltro, è già abbondantemente pieno. Di pari passo dalla Legge di Bilancio 2025, sparisce il piano straordinario di assunzioni e si cerca di supplire alla mancanza di personale con l’introduzione della flat tax al 5% sullo straordinario del solo personale infermieristico che comporterà circa 2 € lordi di guadagno rispetto all’attuale. Una vera e propria istigazione al lavoro a cottimo per lavoratrici e lavoratori che già ora, come visto, non sono più in grado di sopportare ulteriori carichi di lavoro senza compromettere la loro sicurezza e rischiare di commettere errori.
Le risorse per invertire la tendenza e per ridare dignità alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità pubblica ci sono, ed è solo una scelta politica quella di destinarle agli armamenti aumentando la percentuale di PIL dedicata, piuttosto che impiegarle per la sanità pubblica e gli operatori sanitari. Ed è una scelta politica continuare a mantenere in piedi il sistema di defiscalizzazione delle convenzioni con la sanità privata che drena enormi risorse dal servizio pubblico impoverendolo. Crediamo, e auspichiamo, che questa vergognosa proposta di rinnovo contrattuale venga rispedita al mittente e che non ci sia organizzazione sindacale alcuna che si assuma la responsabilità di apporre una firma sotto un contratto che impoverirà ulteriormente le lavoratrici e i lavoratori e che contribuirà a peggiorarne le condizioni di lavoro.
Non è un contratto, è un insulto. Non firmatelo!!
USB Sanità