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CCNL Vigilanza, USB: prosegue il contrasto all’applicazione di questo contratto balordo che affossa un intero settore nella povertà salariale!

Roma -

Tante sono le notizie e le indiscrezioni che girano sui gruppi dei lavoratori e sui social in merito agli incontri dei sindacati CGIL CISL UIL sull’aumento retributivo richiesto per il CCNL della vigilanza privata.

Richieste di consolidamento degli aumenti retributivi già attuati da numerose imprese della vigilanza: questa è la richiesta.

Il CCNL è stato rinnovato lo scorso giugno, dopo sette anni e mezzo d’incontri, comunicati e trattative. Solo 140 euro lordi di aumento in 3 anni è stato, però, il miglior risultato che i sindacati hanno saputo ottenere. Oltre a questa elemosina, hanno previsto una tantum di 400 euro (solo per GPG, perché i fiduciari, con una retribuzione incostituzionale, probabilmente sono stati ritenuti troppo ricchi per esserne degni) e non ne hanno nemmeno disciplinato le modalità di erogazione.

Il caos nei mesi successivi è stato così tanto che sono state le imprese a dover definire e colmare le lacune dell’accordo chiedendo lumi alle proprie associazioni datoriali.

Dopo aver fatto approvare il rinnovo bidone direttamente ai Lavoratori (modalità insolita) avevano inteso doversi incontrare entro il mese di settembre ‘23 per normare i pochi punti interessati dal rinnovo (alcuni peggiorativi, come il lasso di tempo preso in considerazione per i cambi d’appalto: oggi di soli 6 mesi e non più di “almeno 6 mesi), ma non lo hanno fatto e, infatti, non esiste un vero e proprio rinnovo contrattuale, ma solo la ormai nota IPOTESI DI RINNOVO che è scritta tanto male al punto di lasciare non pochi dubbi sulla sua piena applicazione.

Dopo l’intervento della Magistratura, che è riuscita a fare in un’estate quello che tre sigle firmatarie non sono riuscite ad ottenere in trent’anni, adesso promuovono gli incontri nel maldestro tentativo di intestarsi aumenti retributivi ben distanti dal loro operato che, ricordiamolo, è ben più identificabile con il (de)merito di aver sottoscritto il CCNL più povero d’Italia.

La realtà è un’altra.

Le imprese di vigilanza commissariate, dopo essere state costrette all’adeguamento contrattuale (fino ai 1380 euro di paga base per un fiduciario liv. D), si sono ritrovate a dover fare i conti con una perdita sostanziale di competitività a vantaggio delle Società che, non ancora sotto l’occhio della magistratura, continuano ad applicare le retribuzioni misere del CCNL e che possono quindi accaparrarsi gli appalti con offerte al ribasso.

E’ bene che gli aumenti retributivi imposti ad alcuni colossi della vigilanza vengano applicati a tutti i Lavoratori del settore e che si ponga fine a questa distorsione contrattuale che si è venuta a creare, con lavoratori impiegati nello stesso sito che possono guadagnare una paga differente anche di alcune centinaia di euro al mese pur svolgendo le medesime mansioni.

L’impegno dovrà essere quello di perseguire e denunciare tutte quelle società che ancora oggi sfruttano l’infame retribuzione del CCNL della Vigilanza e Servizi Fiduciari che porta in calce le firme di tutti i sindacati che oggi provano a smarcarsi dalla responsabilità di averlo sottoscritto.

Proseguiamo con un’azione di contrasto all’applicazione di questo contratto balordo che ha contribuito ad affossare un intero settore e a gettarlo nel baratro della povertà salariale.

USB Vigilanza