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Ci rifiutiamo di assistere impotenti all’omicidio del Servizio Sanitario Nazionale: il 13 dicembre è Sciopero Generale anche per la difesa della sanità pubblica e del diritto alla salute.

Nazionale -

La Legge di bilancio per il 2025 sigla, in maniera definitiva, quanto il rafforzamento del Servizio Sanitario Nazionale e della salute collettiva non rappresentino una priorità del Governo Meloni ed evidenzia un’ulteriore diminuzione delle risorse destinate al Fondo Sanitario nazionale. Continua quindi, inesorabile, la tendenza a disinvestire nella sanità pubblica, a scaricare la spesa sanitaria sulle spalle della popolazione – la Corte dei Conti certifica che la spesa out of pocket ha raggiunto nel 2023 la somma record di 43 miliardi di euro che costituisce circa un quarto della spesa sanitaria corrente – e a trasferire risorse pubbliche alla sanità privata tentando così di trasformare in maniera definitiva quel poco che rimane del servizio sanitario pubblico, in qualcosa dove le prestazioni saranno accessibili solo a chi potrà pagare di tasca propria o avrà sottoscritto costose polizze assicurative, governato dalle assicurazioni e suddiviso per possibilità economiche e appartenenza di classe sociale.

La percentuale del PIL destinata alla sanità rimane inchiodata al 6,4% per il 2025 per ridursi al 6,2% nel 2027 e crollare al 5,7% nel 2029, valori ben al di sotto sia della media OCSE del 6,9% che della media europea del 6,8%. Sono 15 i paesi europei dell’area OCSE che investono una percentuale del PIL maggiore dell’Italia, con una differenza marcata con i paesi più avanzati economicamente che va dai +3,9 punti percentuali della Germania (10,1% del PIL) ai + 5,7 punti percentuali della Francia. Un raffronto reso ancor più imbarazzante se consideriamo che in Germania la spesa privata si ferma all’11,9% della spesa complessiva e in Francia addirittura all’8,9%. Il risultato di tutto questo sono i quattro milioni e mezzo di cittadini che rinunciano a curarsi per le difficoltà economiche e il quasi inevitabile ricorso al privato a causa dei tempi delle liste di attesa. Inoltre i provvedimenti approvati, quali a esempio il DL Liste di attesa e il successivo DDL Prestazioni sanitarie, si trasformano in scatole vuote a causa della mancanza di finanziamenti specifici e della invarianza di spesa. Stessa sorte, e per lo stesso motivo, la attesa revisione dei LEA slitta a data da destinarsi e viene minato alla base il diritto alla salute sancito dall’art.32 della Costituzione.

In questa Legge di Bilancio non c’è nulla che rafforzi la sanità pubblica e non c’è niente nemmeno per quanto riguarda la valorizzazione economica del personale sanitario.

Le risorse stanziate per il rinnovo contrattuale sono offensive a fronte delle condizioni di lavoro e di sicurezza, – le aggressioni al personale sanitario sono diventate pane quotidiano – e niente viene previsto per far fronte alla drammatica carenza di personale infermieristico che, al solito, vede l’Italia stabilmente agli ultimi posti della “classifica” dei paesi europei con 6,5 infermieri ogni 1000 abitanti a fronte di una media di 8,4 ogni 1000 abitanti. Incredibile ma vero, peggio dell’Italia solo Cipro, Bulgaria, Grecia e Lettonia.

Mancano all’appello 200.000 infermieri ma sparisce il piano straordinario di 30.000 fra medici e infermieri, viene mantenuto l’anacronistico tetto di spesa sul personale e niente viene fatto per restituire attrattività alla professione – se non il risibile aumento di pochi spiccioli delle indennità di specificità infermieristica, di tutela del malato e della detassazione al 15% di alcune altre indennità – a fronte del crollo delle immatricolazioni e al numero dei laureati che rimane drammaticamente basso con 16,4 laureati per 100.000 abitanti rispetto al 37,5 dell’ Unione Europea. Considerando la corposa emigrazione in altri paesi alla ricerca di stipendi e condizioni di lavoro migliori, la mancanza di infermieri non potrà che aggravarsi nel prossimo futuro.

Contestualmente si aumentano le spese militari e l’obiettivo del 2% del PIL da destinare alla spesa bellica viene perseguito con sempre maggiore determinazione a scapito degli investimenti nello stato sociale e nella sanità. Evidentemente si preferisce massacrare, o contribuire a massacrare, le persone piuttosto che curarle.

Rifiutiamo questa logica, rifiutiamo questa impostazione con la convinzione che il Servizio Sanitario Nazionale, pur con i suoi limiti, le storture e le contro riforme che lo hanno devastato, sia una delle più importanti conquiste sociali di questo paese e ne che vada difesa l’universalità di accesso alla cura.

Lo Sciopero Generale e generalizzato che USB ha proclamato per il 13 dicembre deve diventare un’occasione per far sentire con forza questo rifiuto e un momento mediante il quale uscire dall’inerzia e dal sentimento di impotenza a fianco di un sindacato che, a differenza di altri, non è mai stato complice e mai ha accompagnato i processi di smantellamento della sanità pubblica.

Invitiamo tutte le lavoratrici e i lavoratori della sanità e la cittadinanza a unirsi e partecipare alle manifestazioni nazionali che si terranno a Roma e Milano.

USB Nazionale - Pubblico Impiego