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Commercio, i diritti dei lavoratori devono condizionare l’agenda politica e non viceversa: il 4 dicembre in piazza per il No Draghi Day

Nazionale -

Il governo limita le libertà di manifestazione e dissenso ascoltando le lamentele dell’associazione del commercio, nessuna risposta concreta invece allo sfruttamento vissuto dai lavoratori del settore.

Rimaniamo perplessi, ma ormai non più sorpresi, che le lamentele, peraltro infondate, dell’associazione commercianti possano condizionare l’agenda politica del governo. Un condizionamento che porta a ridurre in modo illegittimo le libertà personali, creando un precedente pericoloso nella possibilità di reprimere il diritto di manifestare.

Nessuna risposta invece è stata data alle giuste rivendicazioni e denunce dei lavoratori del Commercio, settore che usciva già massacrato dagli anni di crisi economica in termini di diritti e salario ed è stato uno dei più colpiti dall’emergenza pandemica.

Se fosse vero che diminuiscono gli incassi nei negozi di vicinato, anche nei centri ricchi delle città, questo non è certo dovuto alle manifestazioni, ma alla concorrenza, spesso sleale, messa in atto da Media e Grande Distribuzione.

Sono proprio queste che stipulano contratti sempre più precari, i lavoratori non sono neanche più dipendenti del marchio commerciale, ma assunti tramite cooperative con contratti interinali o a chiamata. Chi ha la fortuna di avere un contratto subordinato deve sottostare alla cancellazione delle pause e dei riposi, all’imposizione del lavoro domenicale e festivo con un inquadramento sempre più basso rispetto a ciò che si svolge veramente.

Poi se ciò non basta ad aumentare i profitti delle aziende, queste svendono e cedono i negozi, vendendo i lavoratori insieme alla merce con condizioni sempre al ribasso. E chi non accetta?

Trasferito fino a 700 chilometri da casa o licenziato.

Il governo si preoccupa della sicurezza delle vetrine e delle fioriere dei centri storici, ma lo stesso riguardo scompare se la sicurezza riguarda i lavoratori, nonostante il Commercio sia arrivato al quarto posto per gli infortuni mortali, con un aumento nel periodo Covid del 90%. Se prima della pandemia i lavoratori si ammalavano per mansioni e carichi gravosi e morivano nel tentativo di tornare a casa, perché troppo stanchi dopo intere giornate dietro una cassa o un bancone, lo scorso anno i dipendenti sono morti a causa del Coronvirus, costretti a lavorare, in una prima fase, senza le mascherine adatte e senza le misure minime di igiene e nella seconda fase, senza più distanziamento né controllo sulla clientela.

Lavoratori uccisi dalla volontà delle aziende di fare profitto ad ogni costo, aumentando i prezzi dei beni di prima necessità e cancellando i diritti, a partire dalla sicurezza e dal salario.

Come lavoratrici e lavoratori del Commercio saremo nelle piazze e in tutti i presidi territoriali il 4 dicembre per il No Draghi Day, per respingere le polemiche sterili di datori di lavoro e aziende che, proprio in accordo con il Governo, vengono usate per reprimere libertà e dissenso:vogliamo i nostri diritti e la nostra dignità.

USB Commercio