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Coronavirus, USB: dai rifiuti elevato rischio contagio, ma i 100mila lavoratori dell’igiene ambientale sono senza protezioni. Intervenga il governo

Roma -

Giorno per giorno l'emergenza sanitaria sta facendo venire a galla le conseguenze nefaste di anni di tagli agli investimenti sulla salute e la sicurezza di lavoratori e cittadini.

Ne è una dimostrazione lampante il settore della sanità ormai al collasso, ma ce n’è un altro, che fa meno notizia, che sta mettendo a repentaglio la vita degli oltre 100.000 operatori ecologici del nostro paese, oltre che la cittadinanza. 

USB nei giorni scorsi ha denunciato, sulla base delle segnalazioni dei delegati di tutta Italia, il rischio elevato di contagio in cui incorrono i lavoratori di questo settore, con una nota dettagliata inviata a governo e Ministero della Salute. Del resto le stesse aAssociazioni datoriali del settore Igiene Ambientale hanno ammesso di essere in difficoltà rivolgendosi al governo, quasi a volersi lavare le mani in caso di responsabilità civili e penali.

Nella missiva USB ha denunciato come gli operatori ecologici stiano raccogliendo rifiuti cosiddetti "pericolosi" in quanto contaminati dal virus, anche prelevandoli direttamente dalle case e dai condomini dove risiedono le persone in quarantena. Rifiuti che andrebbero trattati come quelli ospedalieri e pertanto smaltiti dalle Asl, ma che al contrario vengono impunemente lasciati nelle mani di ignari lavoratori, spesso costretti a lavorare senza neppure le mascherine e i guanti di protezione monouso obbligatori. Né sono state messe in atto le adeguate misure di contenimento del rischio in merito alla sanificazione degli immobili e soprattutto dei mezzi e degli ambienti comuni.

Inoltre, USB ha denunciato come per questi lavoratori il rischio si triplichi quando gli stessi sono costantemente a contatto con materiali sui quali il virus ha dimostrato di resistere per giorni, come ad esempio la plastica e il cartone.

Nonostante le denunce, molte amministrazioni regionali e locali, con la complicità di aziende e sindacati allineati ai soli interessi padronali, in spregio alle misure contenute nei decreti governativi, continuano a non mettere i lavoratori in condizione di operare in sicurezza.

Per questo motivo USB si è vista costretta ad inviare un fermo invito al Governo, al Ministero della Salute, ai governatori delle Regioni e ai sindaci, nonché agli organi preposti di vigilanza preannunciando che, se non interverranno tempestivamente e adeguatamente, a garanzia della salute degli operatori e degli utenti lo faranno gli stessi lavoratori – che finora hanno accettato per senso civico il rischio a cui sono stati esposti fino a oggi – per tutelare se stessi e la collettività perché qui è in gioco la salute pubblica. Lo faranno nelle modalità che saranno ritenute opportune, con senso di responsabilità verso la salute dei colleghi e cittadini.

USB, visto il permanere delle situazioni di insicurezza nonostante i solleciti e le proposte, ha pertanto comunicato alle controparti nazionali e al governo che, in assenza di significative ed immediate novità, ciascuno di essi valuterà se avvalersi del diritto previsto dall’art. 44 della L.81/2008 per cui «il lavoratore che, in caso di pericolo grave, immediato e che non può essere evitato, si allontana dal posto di lavoro o da una zona pericolosa, non può subire pregiudizio alcuno e deve essere protetto da qualsiasi conseguenza dannosa”.

In ogni caso la USB non esclude di intraprendere ulteriori iniziative anche di sciopero, laddove perduri questa gravi situazioni di rischio, nonostante i solleciti e le denunce, o si verificassero gravi eventi lesivi dell'incolumità e della sicurezza dei lavoratori.

 

Roma, 20 Marzo 2020

 

Usb Lavoro Privato - Coordinamento nazionale Igiene ambientale