Da Nord a Sud stessi diritti, stessa istruzione. USB dice no alla secessione scolastica
“Da Nord a Sud stesso diritto stessa istruzione. La scuola dice no alla regionalizzazione”. Con questo slogan USB Scuola scenderà in piazza il 15 Febbraio per un presidio a Montecitorio, per dire con chiarezza il proprio No alla regionalizzazione del sistema pubblico di istruzione statale, che porterà ad una vera e propria secessione silenziosa delle regioni ricche del Nord dal resto della penisola.
La chiamano in modo rassicurante “autonomia differenziata”, ma il progetto vero è quello di costruire un sistema scolastico regionale, favorendo un’inaccettabile differenziazione all’interno del sistema nazionale, con il consenso comune di centro destra, centro sinistra e M5S: non è un caso infatti che a chiedere la regionalizzazione sia anche una regione “rossa” come l’Emilia Romagna a cui si accoderà presto il Piemonte di Chiamparino.
USB Scuola denuncia un progetto di separazione, il cui vero scopo è mantenere il gettito fiscale all’interno delle regioni del Nord in assoluta violazione del principio di redistribuzione, che trova fondamento nella Costituzione ed è alla base dell’unità nazionale. Una ricchezza, quella del Nord, costruita anche e soprattutto dai lavoratori emigrati dal Sud. Questo vale per la sanità, la ricerca, i beni culturali, ma soprattutto per la scuola, dove ormai da anni il problema della carenza di insegnanti genera difficoltà sempre maggiori per l’avvio dell’anno scolastico, affrontate con i docenti “poco impegnati del Sud”, come direbbe il Ministro Bussetti, pronti a trasferirsi al Nord per consentire alla scuola di funzionare.
La regionalizzazione della scuola, potrebbe determinare il passaggio del personale neoassunto in capo alla Regione, creando un sistema a due velocità, con un pezzo di Italia che proverà a legare la scuola alle logiche europee del mercato e dell’impresa, in cambio di aumenti stipendiali per pochi. Aumenti stipendiali, la cui consistenza è peraltro tutta da vedere, perché crediamo che nella modifica/rinnovo dei contratti si inseriranno clausole che favoriranno la precarietà, la licenziabilità e la ricattabilità dei neoassunti da parte dei capi di istituto.
Riteniamo inoltre che la regionalizzazione aprirà la strada ad una maggiore presenza dei privati nella scuola, come è accaduto con la sanità, da tempo in grossa parte in capo alle regioni, con tutti gli scandali e la corruzione che ne sono conseguiti.
Per questo il 15 febbraio saremo in piazza a Roma contro la regionalizzazione e lo smantellamento del sistema scolastico nazionale e continueremo anche successivamente le mobilitazioni.