Decreto Primo Maggio, altri peggioramenti per i contratti di lavoro a termine: nessuna causale per i primi 12 mesi, aumentano le percentuali dei somministrati
La Commissione lavoro del Senato ha approvato emendamenti peggiorativi al decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48 (il decreto approvato dal governo lo scorso primo maggio). Già avevamo denunciato la decisione di convocare un Consiglio dei ministri il Primo Maggio per annunciare la cancellazione del Reddito di Cittadinanza, una ulteriore liberalizzazione dei contratti a termine e l’annuncio di un nuovo ridicolo taglio al cuneo fiscale al posto di veri aumenti salariali.
A questa vera e propria provocazione verso tutto il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici ora si aggiunge un ulteriore peggioramento delle regole sulla stipula dei contratti a termine. Negli emendamenti approvati si prevede che nei primi 12 mesi i contratti a tempo determinato potranno essere sempre acausali (senza motivazione alcuna), anche in caso di più rinnovi contrattuali. Inoltre, per questa ulteriore liberalizzazione dei contratti a termine si terrà conto, per il calcolo dei 12 mesi, dei soli contratti stipulati a far data dal 5 maggio 2023.
Rimangono per i contratti di durata superiore ai 12 mesi tutte le nuove “mega causali” del Decreto Lavoro: nei casi previsti dalla contrattazione collettiva (nazionale, territoriale o aziendale), per la sostituzione di altri lavoratori, e “per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva individuate dalle parti”.
Sono esclusi totalmente dall’obbligo di giustificare con una causale la scelta del contratto a termine: le pubbliche amministrazioni; i lavoratori assunti per svolgere attività di insegnamento, di ricerca scientifica o tecnologica, di supporto all’innovazione; le università private; istituti pubblici e privati di ricerca e innovazione.
Per i contratti di somministrazione (lavoro tramite agenzie interinali) sono esclusi dai limiti massimi di utilizzo le lavoratrici e lavoratori somministrati se sono assunti con contratto di apprendistato, se sono disoccupati in NASPI da più di 6 mesi, se sono classificati come “svantaggiati”. Un ulteriore aumento del numero massimo di lavoratori che possono essere utilizzati tramite le agenzie di lavoro.
Una completa deregolamentazione a favore delle esigenze aziendali e dell’arbitrio padronale. In questo scenario la manifestazione nazionale del 24 giugno a Roma deve essere quel passaggio di costruzione di una vera opposizione a questo governo, contro il continuo smantellamento dei diritti sul lavoro, per riprenderci un futuro di dignità.
24 GIUGNO MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO IL GOVERNO MELONI:
CAMBIARE È NECESSARIO!
ROMA - PIAZZA DELLA REPUBBLICA ORE 14.00
Unione Sindacale di Base