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Argomento:

Difendiamo l'industria di questo paese, chiediamo aumenti salariali e più diritti. L’8 novembre è sciopero nazionale

Roma -

L' 8 novembre la nostra organizzazione sindacale sarà impegnata in una giornata di mobilitazione e di sciopero di tutto il comparto industriale italiano.

Un fatto straordinario, perché per la prima volta USB riesce a determinare un quadro di mobilitazione capillare, che riguarda in particolare gran parte delle grandi aziende industriali. Da Marcegaglia a Stellantis, da Acciaierie d'Italia alla Piaggio.

Nei territori si svolgeranno svariati presidi aziendali e regionali, a simboleggiare la capacità di generalizzare la protesta e di fare sentire le nostre ragioni al padronato di questo paese.

Per la prima volta un nostro sciopero in questo settore determina anche la rottura dell'egemonia sindacale dei colletti blu di CGIL CISL e UIL, che sono in caduta libera di consensi, sovrastati da contraddizioni immense perché ormai i lavoratori hanno capito che anni di accordi a perdere hanno portato il nostro paese al collasso, hanno falcidiato i nostri stipendi in uno scambio sempre a perdere di diritti in cambio del nulla.

La nostra organizzazione si mobilità contro l'economia di guerra in cui ci sta trascinando il Governo Meloni in ossequio ai diktat europei. l'Industria del nostro paese rischia di essere travolta dalla crisi in una assenza totale di politiche industriali, di intervento straordinario nei settori strategici. La discussione col Governo è stata inutile, le risposte sono poche e contraddittorie e la prossima manovra di bilancio rende palese come il Governo Meloni abbia scelto la strada del potenziamento delle spese militari a danno di settori come automotive e acciaio a cui vengono sottratte risorse importanti.

La nostra organizzazione rivendica invece un piano straordinario per l'automotive, l'intervento pubblico qui e nell'industria strategica dell'acciaio dove la fa da padrona la vertenza Ex Ilva, che sembra destinata ad una vendita totale ai privati e ad uno stato che si sfila completamente dell'azionariato.

Alle politiche industriali di questo paese inoltre non può non essere associata una chiara politica di aumento di diritti e di salario.

"Oggi un operaio col suo stipendio non può comprare ciò che produce".

Un’auto elettrica ad esempio è fuori portata di un qualsiasi stipendio di un metalmeccanico, la fatica a rispondere all'aumento di inflazione (altra conseguenza dell'economia di guerra) e all'aumento esponenziale dei prezzi dei beni primari è un fatto reale e drammatico.

Gli stipendi vanno aumentati ma oggi il padronato Italiano, con Federmeccanica in testa, risponde che gli aumenti non ci sono e che anzi, siccome arriva la recessione bisogna essere pronti a nuovi sacrifici.

La nostra organizzazione invece pensa che le transizioni industriali, quella digitale ed ecologica non possono essere pagate dai lavoratori.

Il processo di innovazione ed investimenti è necessario e deve invece proprio partire da chi lavora e dal lavoro. Altrimenti gli esiti sono quelli nefasti visti in Toyota Handling a Bologna: si muore anche nelle aziende dell'eccellenza.

Le aziende devono aumentare i salari, investire in salute e sicurezza, iniziare a discutere di nuovi strumenti contrattuali e diritti innovativi, come la riduzione di orario a parità di salario, a nostro avviso unico strumento utile a superare la ristrutturazione industriale determinata dalla transizione ecologica e digitale.

Difendere l'Industria

Salvare i posti di lavoro

Aumentare i salari.

Tre frasi semplici che racchiudono però tutto ciò di cui oggi questo paese ha bisogno.

Lo sciopero di Venerdì 8 novembre, di tutta l'industria deve essere una rampa di lancio e di rilancio di tutta l'iniziativa della nostra organizzazione che avrà un suo primo apice anche con lo sciopero generale proclamato per il prossimo 13 dicembre.

Lo sciopero dell'industria quindi diventa un momento di lotta intermedio importante nell'ambito della confederalità di USB, anche dopo l'importante mobilitazione del pubblico impiego del 31 ottobre.

I lavoratori di questo paese hanno bisogno di un sindacato diverso, che lotta e che non cede, che non firma contratti a perdere e può dirsi oggi coerente nelle sue scelte.

Avanti tutti, alla lotta.

Venerdì 8 novembre sciopero nazionale!