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Dopo aver decapitato INPS e INAIL il governo litiga e non riesce a nominare i commissari

Roma -

Dopo aver annunciato nel Consiglio dei Ministri del 4 maggio scorso il commissariamento di INPS e INAIL e le modifiche alla governance degli enti, con l’allineamento della durata del mandato del direttore generale a quella del  CdA, dando l’impressione di voler politicizzare formalmente anche l’organo di gestione delle due amministrazioni, solo il 10 maggio il governo varava il Decreto Legge 51 con le modifiche annunciate e commissariato INPS e INAIL, con la decadenza degli attuali presidenti Tridico e Bettoni al momento dell’insediamento dei commissari.

Un’entrata a gamba tesa che sa molto di vendetta nei confronti del presidente grillino dell’INPS, considerato il padre del reddito di cittadinanza, sostenitore di una legge sul salario minimo e di altre proposte che l’attuale maggioranza politica vede come il fumo negli occhi. 

L’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni si era dato 20 giorni di tempo dalla data di decorrenza del decreto (11 maggio 2023) per la scelta dei commissari. Il termine è stato superato e sembra che all’interno della maggioranza ci siano ancora frizioni che ritardano la scelta. Nel frattempo, i due presidenti sono in smobilitazione. C’è chi ha svuotato l’ufficio lasciando solo un portatile sul tavolo per controllare il flusso delle mail. Se i ritardi del governo dovessero proseguire saremmo al paradosso di aver lasciato di fatto i due enti senza una guida nel pieno dei poteri, in grado di assumere decisioni non solo ordinarie ma anche di tipo strategico.

Marco Palombi, giornalista de “il Fatto Quotidiano”, ha scritto di possibili conflitti d’interesse in capo a Gabriele Fava e Stefano Cervone, i cui nomi negli ultimi giorni sembravano i più accreditati per la funzione di commissario rispettivamente dell’INPS e dell’INAIL.

Cominciamo bene, ci mancherebbe solo di riproporre errori di un passato non proprio remoto. Speriamo di non dover ricominciare ad occuparci di conflitti d’interesse invece che delle importanti funzioni dei due enti e della difesa del welfare pubblico.

Per non rischiare di coprirsi di ridicolo il governo si decida a nominare i commissari e che siano competenti, autorevoli e con esperienza nelle materie riguardanti i due enti, prima ancora che fedeli alla linea politica dell’attuale esecutivo. In questo caso un po’ di meritocrazia non guasterebbe, giusto?

USB Pubblico Impiego

Roma, 5 giugno 2023