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EDILIZIA POPOLARE: IL CONSIGLIO REGIONALE APPROVA MODIFICHE A SFAVORE DEGLI INQUILINI

Roma -

Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato ieri,  4 luglio delle modifiche alla legge n. 27/2006 (legge finanziaria regionale del 28 dicembre 2006) che inaspriscono ulteriormente l’attacco nei confronti degli inquilini delle case popolari. Gli attuali provvedimenti legislativi prevedono:

- l’aumento degli affitti del 20% per tutti gli inquilini delle case popolari (escluse le fasce A e B, quelle con redditi da miseria);

- l’introduzione dei canoni concordati e quindi il libero mercato (l. 431/98) per chi supera i limiti di decadenza e quindi la privatizzazione delle case popolari;

- l’abbassamento del reddito per le famiglie che rientrano nella sanatoria degli occupanti senza titolo alla data del 20 novembre 2006, considerando il limite di accesso all’Ediliza Residenziale Pubblica e non quello di decadenza, come approvato a dicembre 2006 con la finanziaria;

- la dismissione del 30% del già esiguo patrimonio di case E.R.P.

 

In questo modo, tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione presenti in Consiglio regionale, con il consenso dei sindacati concertativi  (SUNIA, SICET e UNIAT) ed in linea con le politiche liberiste, vogliono far pagare la gestione fallimentare dell’ATER e del Comune agli inquilini delle case popolari annullando il fondamentale ruolo dell’edilizia pubblica.

 

Solo con la mobilitazione di questi ultimi mesi l’A.S.I.A. RdB-CUB, insieme agli inquilini, ha potuto limitare i danni facendo approvare due emendamenti: il primo innalza il limite di reddito annuo per l’accesso alle case popolari a 18.000 €, più 2000 € a figlio a carico fino ad un massimo di tre (l’attuale limite è di 13.298 più 516 € a figlio a carico); il secondo cancella la deportazione delle famiglie povere dal centro storico della città non in grado di acquistare l’alloggio.

In particolare è importante l’innalzamento del limite di reddito annuo (che l’A.S.I.A. aveva chiesto di portare a 22.000 €, più i figli a carico), in quanto permette di annullare gli aumenti del 20% dei canoni per tutte le famiglie, che scivoleranno nella fascia immediatamente più bassa; limita il tentativo dei sindacati concertativi di sanare solo gli occupanti senza titolo con redditi da miseria e dà la possibilità a moltissime famiglie con redditi bassi, che prima erano escluse, di accedere alle graduatorie generali per l’assegnazione delle case popolari.

 

L’A.S.I.A. RdB-CUB ritiene pertanto indispensabile mantenere alta l’attenzione sul problema, e proseguirà la lotta per il diritto alla casa con le necessarie iniziative di mobilitazione.