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Federnuoto mette in cigs tutti i dipendenti, USB valuta azioni legali

Roma -

I dirigenti della Federazione Italiana Nuoto (il presidente Paolo Barelli e il segretario generale Antonello Panza) hanno tenuto lunedì 27 aprile una riunione online per informare le organizzazioni sindacali che, malgrado gli accordi rinnovati e i fondi promessi da governo e presidente Sport e Salute per sostenere l’attività sportiva di base, il presidente Barelli (saldamente al comando della FIN da decenni) ha convinto il Consiglio Federale ad approvare la, dice lui, sofferta decisione di mettere in Cassa Integrazione Straordinaria (CIGS) tutti i dipendenti della FIN.

Senza dare ascolto alle osservazioni puntuali e documentate presentate dalle organizzazioni sindacali: ad esempio il fatto che il contributo storico di Coni Servizi nel 2018 copriva abbondantemente la spesa dei dipendenti e che ad oggi non risulta cambiato, pertanto non si comprende il ricorso alla CIGS. Per non parlare del parziale utilizzo dello smart working (meno della metà dei dipendenti ha potuto usufruirne) come previsto nell'appena rinnovato accordo del 21 aprile. Forse la FIN non considera vincolante un accordo siglato dal suo delegato alla materia il dr. Meloni?

Seguendo il riprovevole esempio di FIT e FIR e aggiungendo al danno anche la beffa, per compensare le decurtazioni che saranno operate sugli stipendi dei lavoratori a causa della CIGS, incomprensibile scelta manageriale, ci hanno informato che il CF ha anche disposto di “integrare” queste decurtazioni non previste con la CIGS con fondi federali.

La domanda sorge spontanea: “Ma se ci sono i soldi per integrare, perché ricorrere alla CIGS?” e, soprattutto: “Ma se a soffrire sono le società del territorio, che dispongono di diverse tipologie di aiuti messi a disposizione dal governo, perché la FIN stanzia 4.000.000 di euro per le società? Se ha quattro milioni di euro da “regalare” alle società, com’è possibile che non abbia circa 350.000 euro già stanziati per gli stipendi del personale federale?

Davvero non comprendiamo, o meglio, vorremmo non aver compreso questa strategia perché, per noi, è un comportamento deprecabile, anche nei confronti di tutti i lavoratori italiani che si vedranno negare anche il più piccolo aiuto perché altri, che non ne hanno bisogno, approfittano di una situazione drammatica per proprio tornaconto personale.

Continueremo a cercare, con l’amministrazione di Sport e Salute e le altre organizzazioni sindacali, ogni strada percorribile per difendere il posto di lavoro, l'integrità dello stipendio e la dignità di tutti i lavoratori FSN, Sport e Salute e CONI.

Valuteremo, nelle sedi opportune, il ricorso ad azioni legali atte a verificare la legittimità delle decisioni assunte dai Consigli Federali e allora, i presidenti ne risponderanno in prima persona.

 

p.USB - Andico

Donatella Bottura

 

Roma, 28 aprile 2020