Questo non è un contratto, è una vergogna. Non firmate! 21 Gennaio mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori degli enti locali
Dopo lo sciopero del 31 ottobre e del 13 dicembre, il 21 Gennaio saremo sotto la sede dell'ARAN in concomitanza con la trattativa per il rinnovo del contratto delle funzioni locali e sbugiardare chi vuole spacciare questo contratto-bidone per il migliore possibile. La realtà, invece, è che questo governo ha scelto deliberatamente di tagliare gli stipendi dei dipendenti delle funzioni locali, stanziando risorse misere che non coprono neanche la perdita del potere d'acquisto determinata dall'alta inflazione, mentre nel frattempo aumenta, in piena logica di economia di guerra, le spese militari e rinuncia a mettere in campo una vera lotta all'evasione, a tassare gli extraprofitti delle banche e delle aziende energetiche che in questi anni hanno macinato utili.
Per il rinnovo del contratto delle funzioni locali gli aumenti messi sul tavolo sono un misero 5,78% a fronte di una inflazione di più del 16% con una perdita secca del 10% del potere d'acquisto. L’Aran ha proposto di mettere in tabellare il 94% delle risorse, che si traduce, una volta decurtata la quota già erogata come anticipo, in un aumento di circa 52 € per gli operatori fino a 70 € per i funzionari.
Il restante 6%, pari a circa 8 € lordi, andrà nel fondo del salario accessorio: è evidente che non ci saranno risorse per poter fare le progressioni economiche o finanziare altri istituti contrattuali.
Nessuna disposizione prevede il superamento, anche graduale, del cosiddetto "bilivello", ovvero la collocazione in aree diverse contrattuale, per educatrici/educatori e formatori /formatrici, tra neo assunti e assunti ante 01 aprile 2023, che pur avendo medesime mansioni si ritroveranno con stipendi e inquadramenti differenti. La stessa proroga a tutto il 2026 della norma di prima applicazione che prevedeva la progressione fra aree in deroga, senza ulteriori finanziamenti rimarrà un miraggio per la maggior parte di quei dipendenti che da anni svolgono mansioni superiori senza nessun riconoscimento dell’esperienza e della professionalità maturata.
Come rimarranno sulla carta, anche le proposte di articolare la settimana lavorativa su 4 giorni e il superamento della prevalenza dello Smart Working visto il combinato disposto di carenza di personale, tipologia dei servizi erogati e discrezionalità dell’amministrazione.
Inoltre, la legge di bilancio prevede pesanti tagli ai trasferimenti statali destinati ai Comuni, aggravando gli effetti già critici della precedente spending review. Come se non bastasse, il nuovo patto di stabilità degli enti locali, in vigore dal 1° gennaio 2025, impone ulteriori riduzioni e accantonamenti della spesa corrente.
Queste misure delineano scenari estremamente preoccupanti, sia per la capacità degli enti locali di garantire i livelli essenziali dei servizi pubblici, sia per le ripercussioni sul personale, con una sensibile contrazione delle possibilità assunzionali.
La determinazione dei dipendenti pubblici in questa tornata contrattuale ha fatto sì che il tema salariale diventasse centrale, facendo emergere con forza che il contratto non può essere derubricato a un mero atto notarile, ma deve avere la funzione di migliorare realmente le condizioni dei lavoratori attraverso aumenti salariali veri, in grado di fare fronte al reale costo della vita e garantire parità di salario a parità di lavoro e responsabilità.
Dopo il referendum sul contratto delle FFCC bocciato dai lavoratori e dalle lavoratrici, dopo la non firma del contratto della sanità, ora tocca ai lavoratori e alle lavoratrici delle funzioni locali lanciare un messaggio forte e chiaro: non firmate il contratto!
USB P.I. Funzioni locali