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Porto di Genova, buon Natale; da Friedman ad Aponte: un Chicago boy a Ponte Assereto

Genova -

Nei giorni 28-29 novembre e 21-22 dicembre, per 96 ore, i dipendenti di GNV Spa del Gruppo MSC si sono astenuti in sciopero dal servizio di imbarco e sbarco merci delle navi che approdano ai Ponti Assereto e Caracciolo nel porto di Genova. Lottano contro la condizione di 12 di loro, dei 53 addetti totali, tra cui anche contratti a tempo determinato, costretti da tempo (alcuni da 7 anni) a subire un contratto Part Time (PT) di 30 ore, ossia 5 ore medie a turno invece delle normali 6:40 dei loro colleghi. Questi lavoratori, data la riduzione marginale dell’orario, finiscono per offrire le stesse prestazioni dei colleghi impiegati a TP nelle stesse mansioni, ma oltre a subire il taglio del salario e di altre voci dirette e differite della busta paga, non sono ammessi ai benefici del contratto integrativo secondo l'accordo siglato da CGIL-CISL-UIL nel 2022 e sono impiegati con una turnazione penalizzante e spesso occasionale.

L’Amministratore Delegato (AD) di GNV, Matteo Catani, non ha dato risposta alle richieste dei lavoratori in lotta, che sono rappresentati sindacalmente da Unione Sindacale di Base (USB). Anzi, siccome USB non è firmataria del Contratto Nazionale, Catani ne ha fatto il motivo per negargli il titolo a intavolare una vertenza. Non ha risposto nemmeno dopo le prime 48h di sciopero a cui ha aderito il 90% dei lavoratori e dopo che l’Autorità di Sistema Portuale (AdSP) ha invitato l’azienda a un incontro con i lavoratori. E nemmeno dopo le nuove 48h di sciopero che ha riscosso la stessa quasi unanime adesione.

D’altro canto, al tavolo negoziale che GNV intrattiene con CGIL-CISL-UIL, in quanto firmatari del CCNL seppure non siano affatto rappresentativi della base dei lavoratori, l’Azienda ha dichiarato che non intende modificare l’attuale organico, perché i contratti PT garantiscono la «flessibilità necessaria» al ciclo produttivo e la sua redditività. Con ciò, tuttavia, ha fatto una implicita ammissione di violare il modello di organizzazione del lavoro delineato nella legge e nei regolamenti del porto. Secondo la norma, infatti, le imprese terminaliste si dotano di un organico dipendente, a TP e indeterminato (TI), per realizzare il piano di impresa presentato all’AdSP per ottenere l’autorizzazione a operare. Mentre, per fare fronte alle variazioni e ai picchi di lavoro che esigono la maggiore flessibilità di impiego le imprese terminaliste si avvalgono dei lavoratori a chiamata (a Genova i soci della CULMV) dedicati in via esclusiva a questo impiego. La violazione è ancora più esplicita laddove GNV ha verbalizzato che il personale PT è stato assunto per la «volontà strategica aziendale» di svolgere direttamente attività precedentemente esternalizzate, ossia in alternativa alle chiamate della CULMV. Ma delle due l’una: o la domanda di lavoro aumenta stabilmente e allora GNV deve assumere a TP e TI; oppure, GNV deve rivolgersi alla CULMV. Alla prova dei fatti, però, GNV cerca di guadagnarci due volte: non riduce il ricorso alla CULMV che ovviamente conviene in quanto costo variabile, e al contempo assume personale a costi fissi ridotti precarizzando la condizione dei lavoratori dipendenti, come se mirasse a internalizzare il modello del lavoro occasionale anche nel proprio organico. Il fatto rilevante è che CGIL-CISL-UIL abbiano accettato supinamente le ragioni dell’azienda e rinviato all’anno prossimo il negoziato. Da qui nascono la reazione dei lavoratori di GNV e la degna rappresentatività di un altro sindacato.

L’AD Catani esibisce volentieri nei suoi profili social la frequenza a un Master dell’Università di Chicago, la stessa in cui si laureò e insegnò Milton Friedman, noto per avere ispirato con le sue teorie iperliberiste la Presidenza Reagan negli USA e il Governo Thatcher in UK. Si ricordano anche i suoi allievi e seguaci, in particolare quelli noti come Chicago Boys che dettarono le politiche finanziarie della dittatura di Pinochet in Cile. La cosiddetta “Dottrina Friedman sostiene che la principale, se non l'unica, responsabilità di una impresa e dei suoi dirigenti sia la massimizzazione del valore per gli azionisti. Riferendosi ai manager che tendono a ricordare che l'impresa ha anche altri «obiettivi sociali» oltre al perseguimento del profitto, Friedman ha scritto che «sono le marionette inconsapevoli delle forze intellettuali che da decenni stanno minando alla radice le basi di una società libera».

L’AD Catani certo non vuole essere considerato una “marionetta” dal suo azionista unico Gianluigi Aponte, padrone di MSC, uno che il valore assoluto del profitto lo potrebbe insegnare a Friedman pure avendo frequentato l’Istituto Nautico. Non vorremmo però che Catani avesse assimilato acriticamente la dottrina Friedman al punto da scambiare per un minaccioso “obiettivo sociale” la lotta e le richieste dei lavoratori di GNV che in Italia e nel porto di Genova sono invece un sacrosanto “diritto sindacale”. L’adesione quasi unanime allo sciopero promosso da USB segnala infatti che i lavoratori di GNV, compresi quelli a TP con grande senso di solidarietà, vogliono che siano superati i contratti PT affinché sia ristabilita l’equa condizione contrattuale e la pari dignità di tutti i lavoratori dipendenti. Oppure l’AD Catani pensa come Friedman che l’aumento dei salari vada a scapito dell’occupazione e che i lavoratori debbano scegliere tra l’uno e l’altra nelle loro rivendicazioni?

I consiglieri regionali liguri hanno sottoscritto all’unanimità un ordine del giorno che impegna presidente e giunta regionali «a sensibilizzare e sollecitare l’Adsp a incontrare i vertici dell’azienda GNV e USB per giungere ad una soluzione della vertenza in essere che possa tutelare e ampliare il perimetro occupazionale dell’azienda». Se GNV non sarà disponibile al confronto per una soluzione della vertenza, USB ha annunciato che sarà costretta a prevedere ulteriori giornate di sciopero nelle prossime settimane.

Unione Sindacale di Base