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I lavoratori del macello Prosus di Vescovato resistono, contro l’arroganza padronale costruiamo la solidarietà operaia

Cremona -

Continua la resistenza dei lavoratori del macello Prosus di Vescovato (CR) arrampicati sulle catene di lavoro a parecchi metri di altezza dal suolo, per difendere i posti di lavoro. La dirigenza ha infatti deciso di vendere la fabbrica per appianare i debiti ma, per rendere più appetibile l’affare a potenziali compratori, licenzia i lavoratori. Utilizzando la fuorviante del “contenimento del costo del lavoro” ai compratori viene proposto uno stabilimento pronto a fare le stesse lavorazioni ma con decine di lavoratori in meno, aumentando quindi i profitti sfruttando ancora di più gli operai.

Per ostacolare gli scioperanti in lotta per la difesa del posto di lavoro l’azienda ha deciso, letteralmente, di attentare alla loro salute. Ha aperto le celle frigorifere dell’impianto, sopra le quali i lavoratori hanno occupato le giostre cui normalmente vengono appese le mezzene di maiale, nella speranza che il freddo li facesse desistere o, peggio ancora, cadere. Non solo, i distributori di generi di conforto sono stati disattivati, per affamare i lavoratori in lotta.

Domenica 22 le loro famiglie hanno rotto l'assedio e portato cibo per consentire di continuare la lotta. All’iniziativa di solidarietà sono intervenute delegazioni da decine di magazzini della logistica e fabbriche del nord Italia: una lotta che unisce veramente i lavoratori di differenti realtà, perché chi tocca uno, tocca tutti.

Unione Sindacale di Base è a fianco dei lavoratori del macello Prosus di Vescovato, sostiene a pieno le loro rivendicazioni e continuerà ad appoggiare con forza la loro lotta in difesa del posto di lavoro.

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