AREA STAMPA

Dipartimento Comunicazione

Tel./Phone:
(+39) 3456712454

Fax:
(+39) 06 54070448

e-mail:
areastampa@usb.it

Roma, via dell'Aeroporto 129

Argomento:

I mille volti della guerra. 20 giugno sciopero generale, 21 giugno manifestazione nazionale a Roma

Nazionale -

La guerra ha tante facce accomunate tutte da un unico minimo comune denominatore: la barbarie.

La barbarie del genocidio perpetrato dallo Stato di Israele nei confronti del popolo palestinese e degli spari sulla folla accalcata per accaparrarsi gli aiuti umanitari.

La barbarie di uno Stato che abdica alla sua funzione di assicurare la tenuta sociale del paese attraverso salari dignitosi e servizi pubblici per tutti e punta, invece, sul vertiginoso aumento delle spese militari.

La barbarie di un paese che, insieme agli altri sodali dell'Unione europea, spinge sul pedale della guerra e prova ad utilizzare la leva militare per rilanciare l'economia.

La barbarie di uno Stato che dietro l'ipocrita tema della sicurezza introduce un vero e proprio Stato di polizia prevedendo 14 nuove fattispecie di reato e 9 aggravanti al fine di colpire le lotte sindacali, le lotte sociali e le proteste ambientali.

Una chiusura del cerchio che dimostra inequivocabilmente il legame che tiene insieme i mille volti della barbarie della guerra.

Per questo abbiamo definito la guerra un "sistema" e per questo lo sciopero generale del 20 giugno e la manifestazione nazionale a Roma del 21 giugno, costituiscono due appuntamenti che vogliono scardinare quel sistema nelle sue diverse declinazioni.

Lo abbiamo fatto in questi anni dietro lo slogan "Alzate i salari, abbassate le armi" con cortei e manifestazioni o con azioni dirette, bloccando le navi della morte che trasportano armi e munizioni, come avvenuto nuovamente in questi giorni al porto di Genova.

Lo dovremo fare tutti insieme lavoratrici e lavoratori, studenti e attivisti sociali con lo sciopero generale del 20 giugno e la manifestazione del giorno dopo: una marea dovrá invadere il nostro paese contro i massacri in Palestina, contro la folle corsa al riarmo e contro la devastazione sociale prodotta da decenni di moderazione salariale.

Una risposta a chi rappresenta come condizione ineluttabile la barbarie della guerra e le sue drammatiche implicazioni.