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Reinternalizzare i servizi: il 24 settembre è sciopero nazionale degli educatori/assistenti scolastici in appalto

Nazionale -

SCUOLA IN SICUREZZA – SALARIO IN SICUREZZA

A pochi giorni dalla riapertura delle scuole rimangono tutte sul tavolo le questioni che riguardano il rientro in sicurezza di studenti e lavoratori, a partire dai protocolli sanitari in caso di CONTAGI in classe – demandati alle Ausl con verifica caso per caso – alla condizione dei LAVORATORI FRAGILI, alle cattedre vuote – con il caso clamoroso di alcune classi che non sono affatto rientrate a scuola per la mancata nomina dei docenti – alle migliaia di PRECARI STORICI che per la revisione del sistema di nomina sono rimasti esclusi, alla gestione farsesca della mobilità e dei TRASPORTI PER STUDENTI E LAVORATORI, che possono accomodarsi su mezzi di trasporto riempiti fino all’80% della capienza e oltre – con annessa la discussione stucchevole sull’ipotesi di estendere la discutibile categoria di “congiunto” ai soggetti che utilizzano lo stesso mezzo.

Ma l’ombra di un altro lockdown della scuola, se la pandemia da virus dovesse riemergere con il suo carico di malattia e morte, non è fugata, e il timore per un nuovo anno scolastico passato alle prese con AMMORTIZZATORI SOCIALI, SOSPENSIONE DEI SERVIZI, DAD E RIDUZIONI ORARIE è davvero forte e trasversale tra GLI EDUCATORI E GLI ASSISTENTI ALL’INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI DISABILI.

QUELLO CHE È SUCCESSO NON LO DIMENTICHIAMO

Durante i mesi scorsi di lockdown i lavoratori in appalto dei servizi scolastici integrativi e di integrazione degli alunni disabili sono stati investiti in pieno dagli effetti delle condizioni strutturali e precarie dei loro contratti di lavoro. Le Cooperative Sociali e gli enti del Terzo Settore che impiegano queste lavoratrici e lavoratori, inquadrandoli spesso a mansioni inferiori a quelle effettivamente svolte, con contratti part time, con paghe orarie attestate sotto la soglia di povertà, retribuiti a cottimo a fronte della richiesta di enorme professionalità e competenze, hanno in larga misura fatto accesso agli ammortizzatori sociali Covid, demandando il pagamento all’INPS, senza garantire l’integrazione piena dei magri salari, senza la maturazione di ferie e contributi, aggiungendo il danno economico alla beffa di un trattamento contrattuale infame.

E come se non bastasse, un altro schiaffo alla categoria è stato dato dai titolari pubblici (comuni province e regioni) di quei servizi, che hanno bellamente disapplicato l’art. 48 del DPCM 18/2020 (cosiddetto “CURA ITALIA”) che avrebbe garantito, a fronte del pagamento da parte degli EELL delle quote già preventivate a bilancio per i servizi sospesi, il pagamento degli stipendi per le lavoratrici e i lavoratori impiegati su quei servizi: decine di migliaia di educatori e assistenti scolastici degli appalti pubblici lasciati nell’indigenza, insieme a quegli alunni disabili ai quali, con la chiusura delle scuole e con una dad improvvisata, è stato negato il diritto allo studio.

BASTA PRECARIETÀ – REINTERNALIZZARE I SERVIZI SCOLASTICI

L’aver toccato il fondo ha imposto a tutte e tutti i lavoratori del settore, da Nord a Sud del Paese, un nuovo ordine di ragionamento: non siamo più disposti a rinunciare ad una visione del nostro lavoro che non riconosca il ruolo pubblico e fondamentale dei servizi che svolgiamo, non siamo più disposti a regalare il nostro presente e il nostro futuro agli imprenditori dei servizi pubblici, quelle cooperative sociali e quel terzo settore che da ormai vent’anni ha perso ogni spinta propulsiva e mutualistica, costringendoci a condizioni di lavoro da fame, precarietà e caporalato.

In questi mesi, appena ne abbiamo avuto la possibilità, in tutte le principali città siamo scesi in piazza per chiedere la reinternalizzazione dei servizi scolastici, il riconoscimento della funzione pubblica del nostro lavoro, la garanzia della tutela salariale e di condizioni di lavoro degne.

È questa la parola d’ordine che, comune per comune, regione per regione, da oggi deve informare l’orizzonte e il ragionamento di tutte le lavoratrici e i lavoratori dei servizi scolastici in appalto.

Per questi motivi il 24 settembre prossimo, a maggior ragione e con ancora più forza, sciopereremo in tutti i servizi scolastici in appalto, insieme ai docenti e ai colleghi del comparto scuola e agli studenti: quello che ci unisce è la profonda consapevolezza che dalla ripresa della scuola dipende il presente ed il futuro dell’intera società, e diamo indicazione a tutte le strutture territoriali e i lavoratori interessati a partecipare, in assemblea, alle manifestazioni del mondo della scuola che si svolgeranno sui territori.

LA SCUOLA, I SERVIZI E IL LAVORO CHE VOGLIAMO DEVONO ESSERE PUBBLICI, SICURI E DI QUALITÀ.

“Non torneremo alla normalità, perché la normalità era il problema.”

24 SETTEMBRE 2020 - SCIOPERO NAZIONALE DI EDUCATORI/ASSISTENTI SCOLASTICI

P.ZZA MONTECITORIO H10 - ROMA

 

25 SETTEMBRE 2020 - ASSEMBLEE SINDACALI

ADESIONE ALLE MANIFESTAZIONI TERRITORIALI

 

Motivazioni dello sciopero:

  • Contro la disapplicazione dell’art.48 del Cura Italia, che prevede il pagamento dei servizi sospesi già inscritti a bilancio delle amministrazioni locali; per una previsione di legge che renda automatico, in caso di sospensione del servizio, il pagamento di quanto già a bilancio nelle amministrazioni, per la tutela del salario e della funzione pubblica del lavoro svolto dalle lavoratrici e dai lavoratori nei servizi educativi e assistenziali rivolti agli alunni disabili.
  • Contro l’esternalizzazione dei servizi, gli appalti al massimo ribasso, l’incapienza del costo del lavoro nei bandi pubblici.
  • Contro la sistematica riduzione dei fondi per la non autosufficienza, per un piano di rilancio dei servizi di welfare: bisogna svincolare i servizi di welfare, sanitari e culturali dal pareggio di bilancio e dal patto di stabilità. L’emergenza Covid-19 che ha evidenziato la essenzialità di tali servizi e la necessità che questi siano finanziati fuori da ogni logica di vincolo di bilancio.
  • Per un piano nazionale di reinternalizzazione dei servizi di welfare, beni culturali e sanità, per un piano nazionale di definizione dei livelli essenziali assistenziali che tuteli la dignità e la qualità dei servizi.
  • Per il riconoscimento del lavoro di cura, educativo e assistenziale, come lavoro usurante e per una legge che tuteli la posizione dei lavoratori part time ciclici verticali sul piano contributivo e della tutela del reddito, ancora di più messe a rischio a seguito dell’emergenza Covid-19.
  • Per la sospensione degli effetti del riordino professionale determinato da decreto Lorenzin (legge 3/2018) e c.d. ex legge Iori (commi 594-601 della legge 205/2017). In particolare, si richiede la sospensione e il congelamento dei termini e delle quote per l’iscrizione agli elenchi speciali e all’albo per educatori professionali istituiti presso l’Ordine TSRM, nonché la sospensione dei termini transitori per l’acquisizione della riqualifica professionale (60 CFU) di “educatore professionale socio-pedagogico”.
  • Per una legge di riordino della figura dell’educatore professionale che preveda un unico percorso di studi abilitante.
  • Per la introduzione della Cassa Integrazione Guadagni nel settore, che garantisca un piano di maggior tutela salariale e percorsi di riqualificazione e reinserimento lavorativo per gli operatori del settore socio-sanitario-assistenziale-educativo, della formazione e di inserimento lavorativo.
  • Per una legge nazionale sulla rappresentanza che restituisca la parola ai lavoratori sulle istanze che li coinvolgono e sui contratti che li rappresentano.
  • Contro le limitazioni sempre più pesanti al diritto di sciopero che in Italia, a differenza del resto d’Europa, viene sempre più ristretto dai divieti imposti dalle legge 146/90 e dalle regolamentazioni e interpretazioni sempre più stringenti dei CCNL e della Commissione di Garanzia, il tutto a difesa degli interessi dei padroni più che di quelli degli utenti e con l’obbiettivo di controllare il dissenso sindacale e depotenziare la crescente vertenzialità nel mondo del lavoro, a fronte del venir meno di diritti fondamentali come quello alla salute e sicurezza, a salari dignitosi, allo stesso pagamento puntuale delle retribuzioni.