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Il diritto di sciopero non si tocca!

Nazionale -

Gli effetti degli scioperi (quelli veri, non le passeggiate del sabato pomeriggio di taluni) si percepiscono con chiarezza nei periodi successivi agli stessi. Dalle battaglie, lunghe e faticose, per ottenere l’internalizzazione del personale addetto alle pulizie, fino all’eliminazione di quello scempio del diritto del lavoro che era la licenziabilità dell’organico aggiuntivo “Covid”, ogni conquista dei diritti dei lavoratori passa per azioni di sciopero, di interruzione del servizio, di contestazione delle azioni del governo (di ogni colore), di creazione di disagio all’utenza finalizzata alla sensibilizzazione nei confronti di un problema reale.

L’attacco che viene costantemente portato avanti nei confronti di un diritto costituzionalmente garantito, finalizzato a ridurne sempre più l’impatto nei confronti dell’amministrazione e dei cittadini, la campagna denigratoria nei confronti di chi sciopera, le sanzioni nei confronti delle Organizzazioni Sindacali che operano il conflitto con consapevolezza e criterio, dimostrano chiaramente la volontà liberticida di uno Stato sempre meno sociale, ha radici nella legge 146/90, la legge “ammazzasciopero”.

Durante gli ultimi mesi stiamo assistendo ad una costante guerra della commissione di garanzia contro gli scioperi proclamati da USB: le sanzioni nei confronti degli scioperi simbolici in lockdown, la volontà di sminuire le organizzazioni non rappresentative o non firmatarie di contratti capestro e, adesso, anche la richiesta di precettare gli insegnanti in sciopero unita all’accusa di fare “scioperi vacanzieri”, come se lo sciopero fosse un momento ludico e non un importante momento di unità delle lotte. Le ultime manifestazioni del 24 e, soprattutto, del 25 settembre, nonostante le difficoltà legate al contingentamento e al mantenimento delle misure di sicurezza legate all’emergenza sanitaria, hanno chiaramente mostrato la necessità che lavoratrici e lavoratori sentono di dimostrare la propria sofferenza lavorativa.

USB Scuola si oppone ad ogni tentativo di limitare la libertà di scioperare delle lavoratrici e dei lavoratori, rivendica il proprio ruolo di sindacato conflittuale e che agisce nell’esclusiva tutela di lavoratrici e lavoratori, denuncia il malcostume diffuso di giornalisti incompetenti e pseudosindacati, interessati più a se stessi che alla tutela del lavoro, di spacciare manifestazioni del sabato pomeriggio come scioperi.

Lo sciopero è un diritto, un diritto che le lavoratrici e i lavoratori pagano con la mancata retribuzione e nel quale essi credono perché, come dimostrato, solo la lotta consente di ottenere il rispetto dei diritti.

Giù le mani dalla Costituzione!

Giù le mani dal diritto di sciopero!

USB P.I. Scuola