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Il grido di Ragusa: “Verità e giustizia per Daouda!”. USB non si ferma, basta sfruttamento schiavistico dei lavoratori migranti

Ragusa -

Circa 500 persone, in stragrande maggioranza, lavoratori migranti, hanno manifestato venerdì per le strade di Ragusa, aderendo all’iniziativa promossa dalla Federazione USB locale. Davanni a Ragusa non si svolgeva una manifestazione e ancora una volta è stata l’Unione Sindacale di Base a riportare in piazza la rabbia degli sfruttati.

La manifestazione si è conclusa davanti alla Prefettura, dove una delegazione di compagni di Daouda Diane, accompagnata dai delegati dell’USB e dalla deputata Simona Suriano di ManifestA, hanno incontrato Cettina Pennisi, viceprefetto di Ragusa, e il capo di gabinetto Ferdinando Trombadore. Assente invece la Regione Sicilia alla quale il 13 luglio abbiamo inviato una richiesta di incontro senza ricevere ancora risposta.

I compagni di Daouda hanno esposto la grande preoccupazione per la sorte del loro amico, ribadendo che non aveva assolutamente alcun motivo per allontanarsi senza avvisare. I lavoratori hanno sottolineato di nuovo l’esistenza del video in cui si vede Daouda che lavora nel cementificio di Acate e denuncia le condizioni di lavoro insopportabili.

I dirigenti USB hanno riproposto la piattaforma di rivendicazione dei lavoratori migranti, come il diritto di cittadinanza e il rispetto delle condizioni contrattuali e di sicurezza sul lavoro.

Formali le risposte della Prefettura: massima attenzione nelle ricerche, le indagini sono di competenza della magistratura, interesse e ascolto alle rivendicazioni degli amici di Daouda.

Come USB abbiamo chiesto l’urgente convocazione del tavolo sullo sfruttamento lavorativo in agricoltura, e abbiamo confermato la volontà di continuare i compagni di Daouda in ogni possibile iniziativa alla ricerca della verità.

Negli interventi in piazza è stata denunciata da più parti la totale assenza della politica su questa vicenda: non un consigliere regionale, non un rappresentante della politica siciliana ha preso la parola sulla sparizione di un lavoratore. Il sospetto viene naturale: forse perché era “soltanto” un migrante? Ma se la politica e la Regione Sicilia pensano di poter ignorare l’accaduto, saremo noi insieme ai lavoratori a ricordarglielo nei prossimi giorni. Abbiamo infatti deciso nuove iniziative, questa volta rivolte alla politica e alla Regione Sicilia.

La manifestazione si è conclusa ricordando che un filo conduttore lega l’attacco della magistratura di Piacenza ai sindacalisti che rappresentano i lavoratori, spesso anche loro stranieri vittime dello sfruttamento, alla sparizione di Daouda da un territorio in cui le aziende si arricchiscono sulla schiena dei braccianti, nel nome della produzione agricola fiore all’occhiello del “Made in Italy”.

I lavoratori della Sicilia hanno deciso di partecipare ai presidi che sabato 23 si svolgeranno a Catania e a Palermo, per protestare contro la decisione della magistratura piacentina che ha colpito i dirigenti sindacali di USB e Si Cobas.

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