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Il PNRR non guarda agli interessi del paese, ma quelli delle imprese

Roma -

Al tavolo di regia sul PNRR convocato il 26 settembre dal Ministro Fitto, la delegazione dell’Unione Sindacale di Base ha evidenziato criticità e opacità del progetto,  che nonostante la rilevanza delle 6 priorità (Transizione verde • Trasformazione digitale • Crescita intelligente, sostenibile e inclusiva • Coesione sociale e territoriale • Salute e resilienza economica, sociale e istituzionale • Politiche per le nuove generazioni l’infanzia e i giovani) risulta più orientato a portare fondi alle imprese che non a rispondere agli interessi generali del Paese.  

Al centro dell’incontro la riformulazione del PNRR, oggetto di una trattativa con l’UE che spinge per l’adesione dell’Italia al MES. La trattiva sulla riformulazione è quindi per niente scontata visto che l’UE con i suoi organismi controlla la validazione dei progetti e il pagamento delle tranche. A detta del Ministro Fitto la riformulazione del PNRR ha visto una rivisitazione con il taglio di alcuni progetti ritenuti superati perché concepiti nel passato o perché senza i requisiti necessari. Tra questi ci sono diversi progetti legati ai territori o altri riguardano gli ospedali di prossimità, il dissesto idrogeologico e le politiche ambientali.

Rimane aperta la questione della decarbonizzazione del sito Tarantino delle Acciaierie d’Italia, le previste risorse di circa 1 miliardo, infatti sono state sottratte al PNRR e passate al Fondo di Sviluppo e Coesione. Secondo Fitto le risorse sono “legiferate” e sarà compito di questo governo trovare materialmente i fondi, staremo a vedere ma il passato non ci rende tranquilli.

Emblematica è la questione della pubblica amministrazione, anche il governo Meloni nonostante l’occasione del PNRR continua a sottrarsi alla realtà dell’esigenza stimata in almeno 1 milione di dipendenti pubblici.

La delegazione USB ha portato ad esempio la condizione di 13.000 precari del Ministero della Giustizia, a cui a breve se ne aggiungeranno altri 8.000 con contratti triennali. Donne e uomini chiamati a smaltire l’arretrato, accumulato a causa di una spaventosa carenza di personale, che se non saranno stabilizzati riporteranno il Ministero della Giustizia esattamente nella situazione di difficoltà precedente al loro ingresso.

 Quello dei precari della Giustizia è un caso emblematico, ma la loro è una condizione che riguarda la moltitudine di precari che devono essere internalizzati nella PA, sia legati al PNRR o al Piano Coesione oppure storici che svolgono da sempre attività strutturali.

È bene ricordare che il PNRR sottoscritto dal governo Draghi e oggi “riformulato” dal governo Meloni mette il paese di fronte all’obbligo di restituire il 70% dei fondi.

Essendo la politica economica basata sulle risorse generate in primo luogo dalle lavoratrici e dai lavoratori, l’USB ha sottolineato come le principali necessità di questi attori fondamentali non trovino riscontro nei progetti presenti nel PNRR. Poteva essere un’occasione per rilanciare il ruolo del pubblico nella pianificazione e nell’intervento di sostegno e sviluppo del tessuto economico, produttivo delle infrastrutture e dei servizi. Si assiste invece ad uno stato che assegna fondi alle imprese e ai territori, senza un coerente piano nazionale, il tutto sotto il controllo interessato dell’UE.

Roma 27/09/2023

USB Confederazione Nazionale