Il Protocollo Quadro sullo stress termico: l’USB ha deciso di firmarlo per avere uno strumento in più nella lotta e proseguirla anche sui tavoli categoriali, territoriali e aziendali
Un accordo volutamente generico scritto per non creare vincoli e costi ai datori di lavoro: è questa la sostanza del “Protocollo Quadro per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi legate alle emergenze climatiche negli ambienti di lavoro” che è stato sottoscritto nei giorni scorsi dalle associazioni padronali, Confindustria in testa, e da Cgil, Cisl, Uil e Ugl. I contenuti di questo Protocollo saranno recepiti in un Decreto che il governo si è impegnato ad approvare nei prossimi giorni per far fronte all’emergenza caldo.
La scelta di non definire dei parametri minimi per garantire una omogeneità sia nella valutazione dei rischi che nelle misure di prevenzione, evidenzia l’intento di non creare vincoli e costi per i datori di lavoro. La delegazione USB, che aveva partecipato agli incontri sia presso Palazzo Chigi che al Ministero del Lavoro, aveva inviato un contributo alla Bozza di Protocollo con indicazioni concrete e di facile attuazione, affinchè Rls e delegati fossero facilitati nell’effettuare una rapida valutazione del rischio da stress termico e richiedere al datore di lavoro l’adozione di misure efficaci.
In particolare l’USB ha proposto l’adozione di metodologie (come ad es. indice Humidex o Heat index), validate dal punto di vista scientifico ed utilizzate ampiamente in Italia dagli Organi di vigilanza (come Arpa e Asl), che permettono di calcolare rapidamente il livello di rischio da stress termico nei luoghi di lavoro con un semplice termo-igrometro. Questi strumenti per valutare il rischio già ci sono e del resto i delegati USB li stanno utilizzando in vari settori (dai porti, alla logistica, all’industria, ecc.): se fossero state inserite nel Protocollo avrebbero avuto una funzione di supporto per delegati ed Rls ed avrebbero rappresentato uno strumento concreto per affrontare le difficoltà dovute al caldo.
Il Protocollo è invece rimasta una semplice cornice che rimanda alla discussione e ai tavoli in sede categoriale. Nella fase finale della stesura del documento USB è stata esclusa ingiustificatamente e le riunioni si sono svolte in forma ristretta. Ed alla fine, come spesso accade nel nostro sistema di relazioni sindacali, ci è stata sottoposta una versione definitiva del Protocollo che non ha recepito le nostre osservazioni, chiedendoci semplicemente di aderire.
Il Ministero del Lavoro ci ha assicurato che in questo caso non ci sarà alcuna differenza tra sottoscrittori e aderenti, tanto che nel decreto comparirà la dicitura inedita di “sottoscrizione anche per adesione”. Potrà sembrare una differenza di “lana caprina” ma non è così: solitamente chi aderisce non può vantare alcun diritto e invece USB, che ha partecipato ai Tavoli per il Protocollo, rivendica il diritto ad entrare nella discussione nelle categorie, sui territori, nelle aziende per discutere gli aspetti concreti di un Protocollo che ad essa esplicitamente rimanda.
Questo è quindi il motivo per il quale USB ha deciso di firmare un documento che, in sé, rappresenta l’ennesima misura inutile, di mera facciata, in materia di sicurezza sul lavoro: la possibilità di continuare a dare battaglia su ogni tavolo che questo Protocollo porterà a convocare. L’invito che facciamo, pertanto, a tutti i delegati e le delegate dell’USB è di prestare la massima attenzione e di rivendicare la nostra presenza ogniqualvolta e a qualsiasi livello ci saranno degli incontri sindacali in materia di stress termico.