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Incontro al Mimit su riconversione Cerano, USB: manca politica energetica nazionale e proposte per tenere insieme occupazione e ambiente

Roma -

Si è riunito la mattina del 9 novembre nella sala Parlamentino, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, in via Molise a Roma, il  secondo Comitato per il coordinamento della riconversione della centrale elettrica di Cerano, Brindisi.

Sul tavolo il futuro della centrale di Cerano Brindisi, che a dicembre 2025, in ragione del processo di decarbonizzazione, spegnerà i motori. L’incontro è stato l’ occasione giusta per affrontare in primis la questione occupazionale: è in ballo il futuro di 277 dipendenti Enel, a cui si aggiungono almeno altre 500 unità lavorative dell’indotto, tra banchina, manutenzione e altre attività. Ovvio l’effetto domino sull’economia della città e della provincia. La banchina in particolare già oggi lavora al 50% delle sue potenzialità e, se la situazione non dovesse cambiare, l’autorità portuale ha già fatto richiesta che venga riconsegnata.

Lo spegnimento della centrale di Cerano è nella sostanza già stato avviato, come per altre situazioni, ex ILVA su tutte; lasciar incancrenire la situazione mette in pericolo il futuro dell’azienda, quindi dell’occupazione e dell’ambiente che ne subisce l’impatto.

I 10 km di binari per il trasporto del minerale dal porto sino al sito di Cerano, sono solo uno dei fattori, a cui se ne aggiungono altri legati alla produzione, che preoccupano coloro che abitano il territorio.

Al momento, anche per l’annosa questione ambientale, e per quel che concerne la decarbonizzazione, dalle istituzioni non c’è alcun segnale: nessuna traccia di un piano di riqualificazione che tenga insieme problema occupazionale e ambiente, nessuna idea di una chiara politica energetica che possa far comprendere da che parte si intende andare.

Per la questione energetica appunto, si apre una partita difficile e complessa. Stiamo parlando di un sito che per lungo tempo ha reso la Puglia uno degli HUB per la fornitura di energia al paese. L’incalzante necessità di soddisfare la domanda di energia, e la situazione internazionale aggiungono ulteriori incertezze ad un quadro già di per sé precario.

La decisione di non recuperare a Turbo gas Civitavecchia e Cerano, ossia 2 delle 4 centrali previste, per ragioni di convenienza economica e per mancanza di requisiti di tassonomia richiesti a livello europeo, il timore del Turbo Gas in ogni caso, riaprono la ferita della questione ambientale, ancora una volta sul martoriato territorio pugliese.

Senza contare che il Turbogas per Cerano, dopo aver ottenuto la VIA, Valutazione di Impatto Ambientale, è stato bocciato da TERNA, per ragioni economiche . Terna che ancora non partecipava agli incontri.

Enel al momento non ha presentato alcun piano industriale, la sola proposta che ha messo sul piatto è Enel Logistic, attività che non figura nel core aziendale, e la produzione di energia attraverso fotovoltaico e batterie, attività ben lontane dalla capacità di coprire il fabbisogno di energia e ancor meno di garantire occupazione.

Enel ha confermato che sta stilando un piano industriale, ma questo non avrà dei capitoli specifici per i diversi siti, quindi non sembra ci siano i presupposti per sperare di avere nel futuro un’indicazione su Cerano.

Anche Manlio Guadagnolo, commissario Straordinario per lo ZES, non è andato oltre una generica disponibilità per l’utilizzo delle aree, circa 270 ettari. Un incontro che non ha aggiunto nulla in termini di chiarezza.

L’USB ha dato comunque la disponibilità a proseguire il confronto in tutte le sedi, e ha raccolto in particolare l’invito del sindaco di Brindisi a tenere un confronto di carattere locale per stilare insieme un piano di proposte da porre all’attenzione del Governo, che dovrà assumere decisioni, dando l’indirizzo ed una pianificazione di carattere nazionale alla vicenda.

L’USB per questa ragione ha chiesto che sia il Governo in primo luogo, a dare risposte ed un programma che tenga dentro la tutela dei posti di lavoro ed il rispetto dell’ambiente.

La Puglia paga da tempo in termini di vite umane il ricatto occupazione; oggi ci sono le risorse del PNRR per mettere in sicurezza i posti di lavoro, piano energetico e riqualificazione dell’ambiente.

Perché aspettare ancora?

L’incontro, presieduto dal sottosegretario Fausta Bergamotto e dalla dirigente per le aree di crisi e riqualificazione Chiara Cherubini, ha visto un’ampia partecipazione, dalle istituzioni nazionali, MEF, Ministero del Lavoro, Ministero dell’ambiente, Ragioneria dello stato, a quelle locali, Sindaco di Brindisi, Provincia, Regione, agli enti coinvolti dal Commissario Straordinario del Governo per la Zes Adriatica interregionale, il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, Ugo Patroni Griffi, alle associazioni datoriali Confindustria e CNA, e poi ancora Enel e le organizzazioni sindacali tra cui l’Unione Sindacale di Base.

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