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Industria nomade: verso una grande manifestazione operaia per rimettere al centro lavoro industriale, salario e ruolo pubblico

Roma -

Si è svolto sabato 13 il convegno nazionale promosso da USB sulla questione industriale, a partire dal documento Industria nomade. Un momento di confronto importante, partecipato, ricco di contributi e di analisi, che ha messo al centro le trasformazioni profonde che stanno attraversando il sistema produttivo italiano ed europeo.

Dagli interventi è emersa con forza una lettura condivisa: la deindustrializzazione non è un fenomeno casuale, ma il prodotto di scelte politiche precise, di un modello che ha affidato tutto al mercato, alla mobilità del capitale e alla compressione del costo del lavoro. Un modello che ha prodotto crisi industriali diffuse, frammentazione delle filiere, precarizzazione e un attacco sistematico ai salari e ai diritti.

Il documento Industria nomade ha offerto il quadro di riferimento per leggere queste trasformazioni e per collegare le tante vertenze aperte nel Paese – dalla siderurgia all’elettronica, dall’automotive al settore del bianco – dentro una stessa dinamica strutturale. Gli interventi dei delegati, dei lavoratori e delle lavoratrici hanno restituito la dimensione concreta di questa crisi, ma anche la forza di una soggettività operaia che torna a organizzarsi e a rivendicare un ruolo storico.

Il convegno ha inoltre collocato la crisi industriale dentro il contesto europeo e internazionale, segnato dal riarmo e dall’economia di guerra, che sottraggono risorse a salari, welfare e investimenti produttivi. Da qui la necessità di costruire un terreno di confronto e di lotta anche a livello continentale, a partire dall’ipotesi di un Convegno Operaio Europeo, nel quadro della WFTU.

Da questo appuntamento esce una prospettiva chiara: costruire nei prossimi mesi un percorso di mobilitazione che rimetta al centro il lavoro industriale, il salario, il ruolo pubblico nell’economia.

Un percorso che guarda a una grande manifestazione operaia nazionale, da costruire dal basso, nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro.

La centralità operaia non è un richiamo al passato.

È una necessità del presente.

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