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INFRASTRUTTURE: ANCORA UNA CONDANNA AL MINISTERO PER COMPORTAMENTO ANTISINDACALE

Nessuna informazione su corsi che hanno formato consulenti e addetti di società esterne

Roma -

Il Giudice del Lavoro di Roma ha condannato ancora una volta, ben la terza in meno di due anni, il  Ministero delle Infrastrutture e Trasporti per condotta antisindacale nei confronti dell’Unione Sindacale di Base Pubblico Impiego.

 

Nei fatti, la USB P.I. aveva chiesto una informazione  preventiva  in merito a dei corsi di formazione finalizzati alla realizzazione di un importante sistema di sicurezza e monitoraggio in tempo reale per le grandi dighe.  I corsi sono stati tenuti presso la Direzione Generale per le Dighe e le infrastrutture idriche ed elettriche, facente capo al dicastero retto dal Ministro Matteoli, alla quale affluiscono gli introiti versati dai concessionari privati delle dighe.

 

Il Ministero non solo non ha fornito alcun riscontro alla richiesta di informazione presentata dalla USB, venendo così condannato per la sua condotta antisindacale, ma con soldi pubblici ha formato consulenti ed addetti di società esternalizzate.

Una scelta che, in carenza di una chiara pianificazione organizzativa e senza la valorizzazione del personale interno, secondo l’USB rischia di rendere anche dei costosi ed avanzati sistemi di controllo rottamabili a breve termine. Rottamabili insieme ai lavoratori dei Ministeri i quali, non formati e non valorizzati, vengono in questo modo resi inadeguati ed inutili.

 

Colleziona così un’altra pessima figura il Ministro Matteoli, prontissimo a zittire con purghe disciplinari i lavoratori che osano denunciare sprechi ed inefficienze - come accaduto ad un delegato USB che si era permesso di evidenziare la riduzione di risorse per i servizi all’utenza - ma per nulla sollecito verso le  richieste di trasparenza, di rispetto dei lavoratori e della legge.

 

La USB chiama tutti lavoratori a lottare in prima persona per la difesa del  proprio posto di lavoro e della propria dignità, ora che la scure dei tagli, pilotata dalle ricette della BCE, tenta prepotentemente di abbattersi sulle loro teste e non sugli amministratori incapaci e sulle “cricche”.