AREA STAMPA

Dipartimento Comunicazione

Tel./Phone:
(+39) 3456712454

Fax:
(+39) 06 54070448

e-mail:
areastampa@usb.it

Roma, via dell'Aeroporto 129

Argomento:

Ischia, la fragile politica dell’Italia che frana: prevenzione e un nuovo sistema di Protezione Civile, ecco cosa serve

Nazionale -

Ancora una tragedia annunciata, l’ennesima, parole vuote ci arrivano dagli schermi TV, le solite inutili promesse, sterili polemiche nei talk show dove vanno in scena i tristi teatrini della nostra inefficiente macchina politica. Nessun Governo, dal dopoguerra ad oggi, è stato capace di mettere a punto un piano serio per il riassetto del territorio italiano dal punto di vista idrogeologico, nonostante dal 1950 ad oggi si siano perse quasi 6000 vite umane per frane, alluvioni e valanghe. Senza considerare i feriti, a migliaia, i danni materiali: almeno 60 miliardi di euro, dati da bollettino di guerra, una guerra che stiamo perdendo con il territorio. Non sono disastri “naturali”, di naturale non c’è nulla, è l’abbandono del territorio, la cementificazione, l’abuso edilizio a causare le frane, le alluvioni. L’80 per cento dei comuni italiani ha almeno un’ area a rischio idrogeologico, un Paese serio metterebbe al centro del dibattito pubblico il problema del dissesto dei territori, non i rave o gli immigrati.

Si tenta di gestire le emergenze e si parla di ricostruzione, non di una seria prevenzione. Evidente che la prevenzione non è un affare per quelli che sulle tragedie si arricchiscono, quelli che in gergo chiameremo i “palazzinari”, i cementificatori seriali: speculatori, stupratori del territorio. La prevenzione non porta consenso elettorale, non è argomento da prima pagina, non elargisce miliardi a poche imprese, come con le grandi opere stile TAV. Già, le grandi opere, quanto piacciono ai nostri politici, il “ponte sullo stretto” ad ogni tornata elettorale torna fuori, sembra più una minaccia che una promessa. Sulle grandi opere prosperano le mafie e i politici corrotti. Dragare un fiume, rifare un argine, terrazzare una collina, vincolare un’area privandola del cemento non porta voti, anzi toglie gli appoggi importanti.

Ci vorrebbe una nuova politica, che pensi globale per agire locale, che investa su progetti concreti per il territorio, lavorando con le comunità del territorio, con le imprese del territorio, creando posti di lavoro e ricchezza in quel territorio. Questo è un modo di minimizzare gli sprechi, per allontanare le mafie, che sui piccoli progetti hanno poco margine di guadagno, di valorizzare le imprese locali, incentivandone l’innovazione, di ridurre l’abbandono di aree spesso depresse, valorizzando il paesaggio e salvaguardando la vita e i beni di tutti. Questo modo di agire ridurrà anche l’impatto del riscaldamento globale, mitigandone gli effetti, aumentando la nostra resilienza. Pensare che per mettere in sicurezza il territorio italiano dal punto di vista idrogeologico, ci costerebbe circa 40 miliardi di euro, mentre sarebbero bastati 2 miliardi all’anno in venti anni (dal 2002 ad oggi) per mettere in sicurezza tutto il territorio nazionale. Oggi non avremmo dovuto assistere alla tragedia di Ischia, non avremmo pianto per la perdita di vite umane e non avremmo visto le immagini dello scempio ambientale di un paesaggio unico, se avessimo destinato queste risorse. L’ aspetto del paesaggio non è da trascurare e purtroppo non è tenuto in dovuta considerazione quando si fanno i conti dei danni, ma in un Paese come il nostro ad alta vocazione turistica, la perdita di bellezza è devastante.

Altra criticità è rappresentata dalla troppa burocrazia e dalle complicate procedure di partecipazione ai bandi sia nazionali che europei, anche quando ci sarebbero i soldi per progetti concreti, che potrebbero aiutare a ridurre i danni al territorio, spesso non vi si accede per mancanza di progetti o incapacità di gestione delle procedure.

In ultimo c’è l’aspetto della macchina del soccorso che ci vede protagonisti come “Pompieri”. Noi come USB abbiamo un progetto di riforma radicale, da anni chiediamo l’inquadramento dei Vigili del Fuoco sotto la Presidenza del Consiglio dei Ministri, fuori dal Ministero dell’Interno. L'idea  è porre finalmente i Vigili del Fuoco al centro di un moderno dispositivo di Protezione Civile con la P e la C maiuscole, siamo consapevoli di chiedere uno sforzo di immaginazione alla politica e ai lavoratori, ma una visione diversa del futuro dei vigili del fuoco è necessaria. Avere inseguito i venditori di fumo che hanno illuso i lavoratori con equiparazioni fasulle e comparti farlocchi, ci hanno portato al pubblicistico, con perdita di diritti e pochi vantaggi economici, se non per dirigenti e ai prefetti che hanno aumentato il loro potere.

USB continuerà in questa sfida di creare una nuova Protezione Civile, perché senza una visione c’è solo la dismissione.

 

Il Consiglio Nazionale USB Vigili del Fuoco