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ISFOL: CONTRATTI "FINTI" PER I 252 PRECARI

Rinnovati per sei anni ma è prevista la revisione dei contenuti contrattuali

Roma -

Non c’è pace per l’ISFOL e per i suoi 252 ricercatori precari. Dopo le proteste organizzate nei giorni scorsi, che hanno portato all’occupazione dell’Istituto, i lavoratori e le lavoratrici ISFOL, sostenuti dall’USB, hanno ottenuto un confronto presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con il Capo di Gabinetto, Luigi Caso, e il Segretario Generale, Paolo Pennesi. Dall’incontro è emersa la volontà del Ministero di rinnovare i contratti per i prossimi sei anni, ma ad una condizione: prevedere, già nella proroga sottoscritta individualmente dal lavoratore, modifiche del contenuto della prestazione del contratto in caso di trasformazione o soppressione dell’Ente.

 

“Pur esprimendo soddisfazione per il risultato raggiunto dei 6 anni, non possiamo che rigettare tale proposta, tanto nelle modalità in cui è stata presentata, quanto nei contenuti”, commenta Cristiano Fiorentini, dell’Esecutivo Nazionale USB Pubblico Impiego. “In sostanza, già dal 1 gennaio, appena firmato il rinnovo del contratto ogni lavoratore ISFOL potrà vedersi trasformare il proprio lavoro, dalla sede alle mansioni, dai livelli salariali fino all’ente presso cui lavorare”.

 

“I precari - prosegue Fiorentini - sono diventati ostaggio del Governo per incassare il risultato politico di soppressione dell’ISFOL. Al contrario dei sindacali confederali, come USB non possiamo certo essere complici della fine dell’Ente e della distruzione della Ricerca Pubblica. La clausola inserita prevede implicitamente la dismissione dell’Ente – sottolinea il sindacalista - non possiamo dunque firmare, perché il destino dei precari è indissolubilmente legato al destino dell’ISFOL”.

 

“La nostra posizione è chiara e netta – spiega Fiorentini - contratto subito per i sei anni previsti dal Fondo Sociale Europeo, per rilanciare ruolo e attività dell’ISFOL nell’ambito delle politiche del lavoro, della formazione e dell’inclusione sociale”.

 

“Quello a cui assistiamo sono i primi evidenti frutti del jobs Act, che fa della pratica di cancellazione dei diritti dei lavoratori una norma. L’USB continuerà la battaglia contro i decreti delegati che seguiranno, a partire da quello che riguarda ISFOL”, conclude Fiorentini.