Jabil: la rabbia dei lavoratori esplode a Roma. Una manifestazione che segna l'apertura di una nuova fase di lotta
Si è svolta oggi a Roma la manifestazione nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori Jabil, che hanno attraversato le vie principali della Capitale – da Piazza del Popolo fino a Palazzo Chigi, passando per via del Corso – portando la loro rabbia e la loro dignità nelle strade dello shopping e del potere.
Una protesta determinata, che ha voluto rompere il silenzio e l’indifferenza delle istituzioni. Perché i lavoratori Jabil si sentono abbandonati da un Ministero che ha scelto la via più comoda: quella di permettere a TMA di impossessarsi dello stabilimento di Marcianise, pur sapendo che si tratta di un soggetto privo di qualsiasi credibilità industriale e di reali garanzie economiche.
Una delegazione di USB è stata ricevuta al MIMIT, un tavolo conquistato grazie alla mobilitazioe, dove il Ministero, ancora una volta, non ha fornito alcuna risposta concreta, limitandosi a ribadire la conferma del progetto TMA contro la volontà dei lavoratori, che hanno esplicitamente chiesto un percorso alternativo e credibile. Una decisione assunta in aperto contrasto con le istanze espresse dalla fabbrica, che dimostra come il governo abbia ormai scelto di abbandonare i lavoratori delle aziende in crisi, rinunciando al proprio ruolo di indirizzo e di difesa dell’interesse pubblico.
Le lavoratrici e i lavoratori Jabil sono oggi il simbolo di un Paese in cui la politica industriale è stata abbandonata, dove interi stabilimenti vengono ceduti a soggetti senza capitale né competenze, dove chi produce valore viene sostituito da chi specula sul lavoro. Mentre il governo si riempie la bocca di parole come “innovazione” e “transizione”, l’industria italiana è al trentacinquesimo mese consecutivo di calo produttivo. Continuano i licenziamenti, continuano le ristrutturazioni, continua la desertificazione industriale.
Nel frattempo, una parte crescente dell’apparato produttivo nazionale viene riconvertita verso l’industria del riarmo e dell’economia di guerra. Mentre si chiudono fabbriche e si smantellano competenze nei settori civili, si finanziano con miliardi di euro nuovi stabilimenti per la produzione di armi, droni e sistemi militari destinati a sostenere conflitti e genocidi in corso. È la fotografia di un Paese che rinuncia a costruire futuro, preferendo alimentare la distruzione, che taglia su scuola e sanità ma trova risorse infinite per la guerra.
Oggi a Roma è stato chiaro: i lavoratori Jabil non lottano solo per sé stessi. La loro vertenza è il paradigma di ciò che accade a centinaia di aziende nel nostro Paese, dall’elettronica alla siderurgia, dalla logistica all’automotive. È la lotta contro un modello che trasforma la modernizzazione in precarietà, l’innovazione in riduzione salariale, la tecnologia in strumento di compressione dei diritti e di ricatto occupazionale.
USB considera questa giornata non un punto d’arrivo, ma l’inizio di un nuovo percorso. Un percorso che da oggi coinvolgerà l’intera categoria operaia del nostro Paese: dall’industria ai porti, dalla logistica alla distribuzione, fino ai lavoratori e alle lavoratrici dei servizi collegati. Un fronte di lotta unito che metta al centro la difesa del lavoro, la sovranità produttiva, la pace e la giustizia sociale.
Anche gli studenti hanno portato oggi la loro solidarietà nel corteo Jabil, consapevoli che la battaglia operaia per l’industria è anche la battaglia per il futuro di un’intera generazione. Da questa unità nasce la prospettiva di una grande manifestazione nazionale, che vedrà insieme operai, lavoratori, studenti, tutti coloro che non accettano di vivere in un Paese ridotto a mercato di conquista e base di produzione bellica.
Non accetteremo che l’Italia venga svenduta e trasformata in un laboratorio di precarietà e guerra.
La lotta dei lavoratori Jabil continua, e con essa quella di tutta la classe operaia di questo Paese.
USB Lavoro Privato – Categoria Operaia dell’Industria Nazionale