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La Corte Costituzionale dichiara illegittimo l’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori: consentiva la costituzione di RSA solo alle sigle firmatarie

Nazionale -

Il 30/10/25 La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 156, ha dichiarato la illegittimità dell’art. 19 dello Statuto dei Lavoratori (L. 300/70), che disciplina la costituzione delle RSA aziendali, selezionando i sindacati che hanno diritto alle prerogative descritte nel titolo III, come i permessi retribuiti, la bacheca, l’assemblea e il divieto di trasferimento del delegato.

Secondo La Corte Costituzionale possono costituire RSA anche le “associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.

Si tratta di una buona notizia perché USB da sempre denuncia l’assurdità dell’art. 19 dello statuto dei lavoratori che, a seguito del referendum del 1995, consentiva la costituzione di RSA solo ai firmatari di contratti collettivi applicati in azienda, favorendo così i sindacati disposti a fare accordi anche al ribasso con i datori di lavoro.

Già nel 2013 la Corte Costituzionale aveva parzialmente censurato questa norma riconoscendo il diritto di costituire RSA anche ai sindacati che partecipavano alle trattative, anche senza firmare il contratto. Il che non ha fatto svanire il potere di accreditamento da parte dei datori di lavoro i quali convocano ai tavoli delle trattative soltanto alcuni sindacati, che acquistano per questa via i diritti conseguenti alla costituzione delle r.s.a., con l’evidente discriminazione dei sindacati rappresentativi ma conflittuali.

CGIL CISL UIL hanno cavalcato questo meccanismo perverso per alimentare una rendita di posizione, non solo per avere i diritti in aziende in cui non hanno nemmeno un iscritto, ma anche per imporre il Testo Unico sulla rappresentanza del 10/1/14, contro cui USB si è combattuta e a cui ha aderito solo per poter partecipare alle elezioni RSU, per usare quindi ogni piccolo, anche se contradditorio, spazio di democrazia.  Con l’ulteriore problema che dove siamo presenti molto spesso ci negano le elezioni e mantengono le RSA, che noi non possiamo costituire perché non firmiamo contratti al ribasso (e non ci vogliono ai tavoli). Un circolo vizioso alimentato – sin dalla proposizione del referendum del 1995 - per fermare il sindacato di classe.

La soluzione migliore è per noi in ogni caso – come chiediamo da anni – una legge sulla rappresentanza sindacale che preveda la misurazione dell’effettiva rappresentanza delle diverse sigle sindacali e che dia a lavoratrici e lavoratori il potere di eleggere i propri rappresentanti.

La Corte Costituzionale ha ritenuto di non potere, senza un intervento del legislatore, riconoscere l’RSA ai sindacati più rappresentativi in azienda.

Ad ogni modo, con la sentenza 156/2025 si è aperta una nuova importante strada per riconoscere a USB la possibilità di costituire RSA e di usufruire in azienda dei diritti previsti dal Capo III dello Statuto dei Lavoratori.

Infatti, USB è una delle “associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”; è presente con una sua rappresentante nel CNEL, a seguito di una stringente selezione, è ramificata in tutta Italia e in tutti settori, nel pubblico e nel privato, partecipa ai tavoli nazionali, realizza scioperi e iniziative di respiro generale, come in questo autunno gli importanti scioperi a sostegno della Palestina. Tale requisito dovrà essere accertato di giudici, e ci accingiamo ad una dura battaglia per raggiungere questo obiettivo davanti ai Tribunali, nelle aziende e nel paese.

Tolto il ricatto di firmare contratti dannosi per le lavoratrici e i lavoratori, contiamo di potere fare leva sulle nostre uniche forze: il sostegno di chi lavora, la nostra forza organizzativa e la nostra sempre più estesa diffusione.

Sappiamo che i datori di lavoro si opporranno in ogni modo al riconoscimento dei nostri diritti, ma ci batteremo in tutte le sedi e con tutti i mezzi a nostra disposizione affinché finalmente USB ottenga – in più luoghi di lavoro possibile - il riconoscimento che merita.