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La didattica a distanza non è la soluzione: vogliamo spazi, assunzioni e mezzi di trasporto adeguati!

Nazionale -

Il presidente della conferenza Stato Regioni, Stefano Bonaccini, ha chiesto di tornare in didattica a distanza alle superiori, per alleggerire la pressione sui mezzi pubblici.

Dall’emergenza di marzo sono passati sette mesi e la verità è che nessun investimento serio e strutturale è stato fatto sulla scuola: gli spazi sono angusti come prima, gli organici scarni e i precari sono anche aumentati. I mezzi pubblici non sono stati in alcun modo potenziati come richiederebbe un loro uso rispettoso delle distanze necessarie.

Quindi la soluzione qual è per Bonaccini? Tenere a casa gli studenti delle superiori per non affollare i mezzi che devono essere usati dai lavoratori per recarsi in quei luoghi di lavoro dove nessuno controlla che vengano rispettate le misure di sicurezza, come invece accade nelle scuole nonostante mille difficoltà. Per quei giovani, che già hanno trascorso gran parte dello scorso anno a casa, non è accettabile una didattica zoppicante e inefficace come quella a distanza. Una didattica che non garantisce alcun serio apprendimento, ma determina demotivazione e frustrazione in docenti e studenti; una didattica che produrrà danni culturali enormi, che nemmeno siamo in grado di prevedere oggi.

È sconvolgente che ai lavoratori della scuola venga raccontata questa come l'unica soluzione possibile. Non possiamo continuare a farci andare bene la narrazione per cui l'unica strada sia la rinuncia.

Come docenti e ATA dell'USB noi pensiamo che la sola strada possibile sia pretendere un serio investimento in scuola, università, ricerca, sanità pubblica.

Noi non rinunciamo alla dignità necessaria per il nostro lavoro e per la formazione di studentesse e studenti.

Non accetteremo di pagare ancora di persona per la mancanza di pianificazione di uno Stato e di un governo che continuano a scaricare totalmente sui comportamenti dei privati cittadini la responsabilità di questa pandemia, né pagheremo per le disastrose politiche sanitarie regionali, che sulla sanità hanno lucrato e fatto lucrare i privati e che da marzo non hanno rafforzato la medicina territoriale (a partire dalla medicina scolastica) e le strutture ospedaliere.

Non possono e non devono essere i giovani di questo Paese a pagare il costo delle scelte scellerate e della totale mancanza di senso di responsabilità di una classe politica indecente.

La scuola si fa in aula. I giovani hanno diritto a una scuola vera, di qualità, sicura.