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La Nadef affonda la sanità pubblica e calpesta il personale del servizio sanitario nazionale: 17 novembre sciopero generale del pubblico impiego

Nazionale -

Nonostante la querula puntualizzazione della Presidente del Consiglio sulle risorse destinate al sistema sanitario pubblico, dalla Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NADEF) i dati sono sotto gli occhi di tutti. Questi rivelano, impietosi, che dei 4 miliardi in più richiesti dalle Regioni, già di per sé una cifra assolutamente insufficiente alle necessità ed ai bisogni del SSN, ne arriveranno forse due, confermando così la previsione di spesa del Governo Draghi per il triennio 2023 - 2025. Previsione che fissava la spesa sanitaria in rapporto al PIL molto al di sotto della media europea.

L’evidenza però non basta a placare Giorgia Meloni che, imperterrita e con evidente sprezzo del ridicolo, continua con la sua narrazione edulcorata; sostenendo che non sia tanto importante di quanto viene aumentata la spesa del Fondo sanitario nazionale ma, piuttosto, con quanta efficienza vengano spese le risorse. Belle parole in un settore dove appalti e affidamenti esterni drenano 19,3 miliardi in un solo quadrimestre (dati Anac) e la corruzione fattura 6 miliardi l'anno!

Non serve a niente che tutte le regioni, in maniera assolutamente trasversale, si dicano preoccupate dalla pochezza di quanto destinato alla sanità pubblica. Non servono a niente gli allarmi lanciati e le cifre, letteralmente impazzite, sull’aumento della spesa totalmente privata delle famiglie per le prestazioni sanitarie, spesa che ha raggiunto oramai circa un terzo dell’ammontare del Fondo sanitario nazionale.

E, men che meno, servono i dati riguardanti i circa 5 milioni di cittadini che rinunciano alle cure per motivi economici o a causa delle bibliche liste di attesa.

Sembrano irrilevanti persino i numeri che riguardano la drammatica carenza di infermieri (- 250 mila) destinata purtroppo ad aggravarsi nei prossimi anni a causa del crollo delle iscrizioni nelle facoltà universitarie.

Non vengono nemmeno sfiorate le infami condizioni di lavoro e sicurezza nelle quali sono costretti gli operatori sanitari, le turnazioni che ne mettono a repentaglio l’incolumità psico-fisica e, in termini di margine di errore, le ricadute che ci sono sui pazienti.

L’importante è ripetere la lezioncina che il diritto alla salute di tutti i cittadini deve essere garantito, che deve essere assicurata la sostenibilità del sistema sanitario e che le risorse per il rinnovo del contratto delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità pubblica, già abbondantemente scaduto, verranno reperite con la prossima Legge di bilancio.

USB ha indetto per il 17 novembre lo sciopero generale delle lavoratrici e dei lavoratori del Pubblico Impiego per rivendicare l’immediato rinnovo del contratto e per ottenere incrementi contrattuali adeguati al costo della vita. Per la stabilizzazione di tutti i precari e una massiccia dose di nuove e stabili assunzioni. Sarà la prima occasione nella quale dovremo costringere il Governo, Presidente del Consiglio in testa, a confrontarsi con la realtà e con la legittima frustrazione degli Infermieri, degli Operatori sanitari e dei dipendenti tutti del SSN che già iniziano a intravedere la concreta possibilità dell’ennesimo misero rinnovo contrattuale, mentre assistono con rabbia crescente all’erosione del proprio stipendio a causa dell’inflazione e alla morte annunciata del SSN.

USB Pubblico Impiego - Sanità