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Draghi e Brunetta vogliono velocizzare il Pubblico Impiego, USB: cominciate con le assunzioni e la fine del precariato

Roma -

Anche se siamo ancora ad un livello di pura enunciazione, ci sembra possibile e anche sensato iniziare a porci qualche domanda sulla direzione strategica che il nuovo esecutivo imprimerà alla funzione della pubblica amministrazione e al suo funzionamento. Per dirla con una battuta, sarà l’anno del Dragone?
Dalle dichiarazioni di Draghi in Parlamento, finalizzate alla fiducia per il proprio governo, emergono alcuni elementi che vanno analizzati con attenzione se si vuol capire l’idea di Stato di questo governo e i progetti per la Pubblica Amministrazione e per i lavoratori pubblici. Difficile parlare di delusione, dal momento che sembra si vada proprio nella direzione che avevamo temuto e annunciato.
Una delle parole chiave è stata "Velocizzazione":
velocizzare lo “smaltimento del lavoro arretrato accumulato durante la pandemia”. A parte il fatto che non legare la parola alla situazione degli organici e alle necessarie assunzioni in una PA sempre più carente di personale risulta a dir poco velleitario, è senz'altro molto significativo che tra l’arretrato non venga nemmeno citata la situazione più grave che riguarda l’allungamento delle liste d’attesa in sanità e la conseguente impossibilità di curarsi per milioni di cittadini. Una circostanza che non viene citata nemmeno nel passaggio specifico sulla sanità che è apparso come una mera enunciazione di intenti, ma non supportata da elementi concreti, a partire dalle risorse necessarie alle assunzioni delle decine di migliaia di operatori necessari alla nostra sanità, come l’epidemia in corso ha ampiamente dimostrato.
Velocizzazione anche per il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, ma non una parola sulla necessità di regolarizzare il cosiddetto “Smart Working” all’interno del quale milioni di dipendenti si sono ritrovati catapultati in modo assolutamente casuale e che al momento è vissuto soprattutto come un trasferimento di postazione di lavoro e di tutti i costi correlati (connessione, riscaldamento, dispositivi, corrente, buoni pasto) sui lavoratori e le loro famiglie, senza alcuna ipotesi di redistribuzione delle ingenti somme risparmiate dalle amministrazioni per la nuova situazione logistica.
Importante anche il passaggio sulla velocizzazione dei processi di assunzione su base meritocratica, che sembrano tanto richiamare la volontà di creare una Pubblica Amministrazione impostata con criteri aziendali e manageriali secondo un’idea che si allontana – e molto- da quella di uno Stato che garantisca servizi essenziali e di qualità (gratuitamente), a  cominciare da sanità scuola e ricerca, riprendendo nelle proprie mani quelle funzioni strategiche che sempre più sono state abbandonate per affidarle alle avide attenzioni dei privati.
Infine, nessun passaggio sulla necessità di porre fine al sempre più diffuso precariato  dentro la P.A., determinato dai processi di esternalizzazione e di privatizzazione.
In tutto questo, la scelta di Brunetta come ministro della Funzione Pubblica non è certo rassicurante. Bisogna però stare attenti a non immaginare riproposizioni identiche di stagioni politiche con caratteristiche diverse da quella attuale - nessuno pensa alla riedizione di una stagione di pura austerità di montiana memoria - , ma allo stesso tempo bisogna avere il coraggio e l'ambizione di definire sempre meglio gli scenari nei quali combatteremo, insieme ai lavoratori pubblici, uno scontro decisivo sulla loro funzione complessiva e sulle finalità del loro lavoro.