La ricerca scende in campo contro la guerra: obiezione di coscienza per chi è coinvolto in progetti a finalità belliche e collaborazioni con stati responsabili di genocidio
Mentre il mondo continua a scivolare sempre più verso il baratro della terza guerra mondiale, nel mondo del lavoro aumentano sempre più le voci di coloro che non vogliono in alcun modo essere complici, anche indirettamente, di azioni legate alla guerra.
Il mondo della Ricerca da oltre un anno fa sentire la propria voce a sostegno della causa del popolo palestinese, contro il genocidio che Israele sta perpetrando e contro l’utilizzo della Ricerca a fini bellici. Abbiamo rivendicato la nostra funzione di portatori di progresso e di pace, rigettando qualsiasi tipo di collaborazione con uno stato terrorista come Israele e rifiutandoci di mettere le nostre competenze e il nostro lavoro al servizio di tecnologia da utilizzare per costruire nuove armi e massacrare popolazioni.
Riteniamo che la voce e la volontà dei ricercatori, dei tecnici e del personale di supporto di farsi forza di pace, debba essere supportata concretamente. Per questo USB ha messo a punto con i propri legali una istanza di obiezione di coscienza che tuteli da eventuali rappresaglie tutti i lavoratori e le lavoratrici degli Enti di Ricerca e delle Università che hanno deciso o decideranno non voler essere complici della guerra e del genocidio del popolo palestinese.
Oggi lanciamo la nostra campagna per l’obiezione di coscienza, in contemporanea con l’iniziativa a Brescia in difesa di un lavoratore messo sotto procedimento disciplinare per aver divulgato la notizia del passaggio di missili che era previsto per lo scorso 25 giugno e aver quindi dato modo a USB di proclamare lo sciopero per boicottare una vera e propria azione di guerra con il coinvolgimento dei lavoratori.
Un ponte ideale tra lavoratori di settori completamente diversi, ma uniti dalla volontà di opporsi alla guerra.
Da domani l’obiezione di coscienza girerà in tutti gli enti di ricerca e in tutti gli atenei, strumento a disposizione di tutti coloro che vorranno utilizzarlo a partire dai ricercatori del CNR che si sono espressi pubblicamente di recente e dei dipendenti INAF che sono in movimento in tal senso.
Noi lavoratrici e lavoratori della Ricerca Pubblica non lavoriamo per la guerra